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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 08:13.

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Sul tavolo pensioni «rosa» e anzianitàSul tavolo pensioni «rosa» e anzianità

Il nodo pensioni è stato probabilmente sciolto ieri sera dal faccia-a-faccia tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli. Perché in due ore di incontro con i rappresentanti delle parti sociali i 15 ministri non hanno detto una sola parola a proposito di questo dossier. Qual è stata la decisione finale, tuttavia, lo si saprà probabilmente solo oggi, quando il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, informerà le commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato le linee fondamentali della correzione. Ma è anche possibile che nemmeno con questo passaggio, confermato nel pieno dell'ennesima bufera finanziaria internazionale, si possa togliere il velo sulle nuove misure previdenziali. E, allora, si dovrà aspettare il Consiglio dei ministri e l'annunciato decreto legge di martedì 16 o giovedì 18 agosto.

Ieri pochi minuti dopo il termine dell'incontro con i sindacati e le organizzazioni del mondo produttivo, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha fatto diramare una nota molto secca: «L'incontro con le parti sociali ‐ scrive Sacconi ‐ ha consentito al governo di motivare la necessità di provvedimenti urgenti per corrispondere alle esigenze di stabilità e di crescita e a ciascun attore sociale di sottolineare le proprie specifiche priorità. A questo punto è il governo a dover decidere nel nome delle sue primarie responsabilità». Dunque il governo è pronto a mettere nero su bianco norme che andranno direttamente in Gazzetta Ufficiale, dopo il vaglio del Colle, e si vedrà se anche il niet di ieri del capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni («a pagare non devono essere i pensionati») è stato superato.

Il canovaccio delle misure, stando alle indicazioni mai ufficiali dei tecnici, resta quello anticipato in questi giorni e riassunto, per quel che riguarda il blocco delle pensioni di anzianità, nella grafica che riproponiamo anche oggi in pagina.

Sarebbe in arrivo uno stop alla pensione anticipata per circa 130mila lavoratori che maturano il requisito d'età tra il 2012 e il 2015 con 36 anni di contributi versati. Una misura che potrebbe allungarsi anche negli anni successivi, dopo aver doppiato «quota 100», con un aumento a 67 anni dell'età minima per il ritiro.

Dalla stretta resterebbero esclusi i lavoratori impegnati in attività usuranti, per i quali è invece atteso il via libera al decreto interministeriale che apre ai requisiti ridotti (le domande possono essere presentate entro il 30 settembre). Ed esclusi sarebbero anche quanti si presentano con la domanda di pensione dopo aver totalizzato 40 anni di contributi. Tra l'altro sono proprio questi ultimi a rappresentare, negli ultimi anni, la maggioranza (circa il 60%) dei nuovi pensionati di anzianità. Nella correzione verrebbe poi anticipata di un anno la regola che aggancia tutti i requisiti pensionistici alla durata della vita media, mossa che fa scattare un posticipo per tutti di uleriori tre mesi.

L'altra misura importante riguarda la vecchiaia delle donne del settore privato: l'adeguamento a 65 anni avverrebbe a partire dal 2012, per concludersi tra il 2023 e il 2024. Infine la stretta (o meglio il riordino) delle pensioni di reversibilità. Il primo gennaio prossimo entra in vigore la norma voluta dalla Lega che penalizza le pensioni di reversibilità in caso di matrimoni di ultrasettantenni con persone più giovani di 20 anni. A questa misura se ne aggiungerebbero altre per cercare di allineare questa forma assistenziale, assai generosa in Italia, ai livelli europei.

Quanto concorrerà il «pacchetto pensioni» all'operazione di miglioramento dei saldi previsto per giungere al pareggio nel 2013? Secondo le stime circolate, di sicuri ci sarebbero nel breve solo i 2,5 miliardi delle pensioni di anzianità, mentre l'anticipo di un anno dell'aggancio all'aspettativa di vita vale 38 milioni il primo anno e 262 il secondo. I risparmi sulla vecchiaia delle donne, importanti, arriveranno negli anni futuri. Ed è difficile calcolare quanta minore spese garantirà la stretta sulle reversibilità, pure attesa in decreto. Ma il segnale alla Bce sul nuovo impegno a piegare la spesa pensionistica molto sarebbe forte.

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