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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 07:37.
Il tema pensioni è stato tra i protagonisti dei «balletti» («imbarazzanti», secondo la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia) che hanno accompagnato la nuova manovra. Nella sua versione approvata ieri alla Camera, il mini-anticipo degli scalini che dovranno portare anche le lavoratrici del settore privato, dipendenti e autonome, a maturare il requisito per l'uscita di vecchiaia a 65 anni fa scattare il meccanismo nel 2014, per arrivare al pareggio con le altre categorie di lavoratori nel 2026, invece del 2028 previsto con la manovra di luglio. A conti fatti, nonostante l'opposizione di Lega e sindacati si tratta di un argine piuttosto esile contro eventuali nuovi interventi, anche perché i primi risparmi (90 milioni) vanno a bilancio solo nel 2015.
Il mini-anticipo, che potrebbe essere alleggerito per le mamme in base a un odg del Carroccio approvato ieri, è l'unico intervento previdenziale portato dalla manovra-bis, che non si occupa di anzianità e quote, e si combina con l'altro ritocco al calendario, prodotto dalla manovra di luglio, che fa partire dal 2013 gli adeguamenti automatici dei requisiti collegati alla speranza di vita. L'effetto combinato delle due misure sul calendario dell'uscita di vecchiaia per autonome e dipendenti private è illustrato in questa tabella.
Per quel che riguarda gli scalini destinati a dipendenti private e lavoratrici autonome la prima novità, ora in calendario per il 2014, alza l'asticella di un solo mese. Nel 2015 l'aumento ulteriore è di due mesi, tre nel 2015, e così via fino al massimo di sei mesi all'anno previsti fra 2019 e 2025, per chiudere nel 2026 con un ultimo scalino di tre mesi. Di tre mesi sarà anche il primo aumento complessivo, generato dall'incremento della speranza di vita, che però rappresenta un meccanismo a regime e quindi amplia nel futuro i propri effetti senza data di scadenza. Secondo le stime contenute in tabella, basate sui calcoli condotti prima dell'estate dalla Ragioneria generale dello Stato, potrebbe portare il requisito verso quota 69 anni, la stessa di cui in questi giorni si discute in Germania: da noi però, almeno secondo il meccanismo attuale, un evento così si può verificare dopo il 2050.
Come accennato, rimane inalterato il sistema delle pensioni di anzianità, che ai lavoratori dipendenti chiedono ora di raggiungere «quota 96» (almeno 60 anni di età) e dal 2013 «quota 97» (con 61 anni di età), e agli autonomi impongono un anno in più. Confermate anche le finestre mobili, che fanno scattare il pensionamento effettivo con un ritardo di 12 mesi rispetto al raggiungimento dei requisiti (18 per gli autonomi).
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