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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2012 alle ore 07:01.
Nel 2011 le presenze di persone non residenti in tutte le tipologie di esercizi ricettivi hanno visto la Spagna primeggiare in Europa, con 240 milioni di notti, seguita dall'Italia, con 171 milioni, e dalla Francia, con 98 milioni. Se tra i Paesi europei la Spagna ci precede per pernottamenti di stranieri è principalmente perché gli inglesi vi dormono 47 milioni di notti in più che da noi. Escludendo gli inglesi, il numero di notti trascorse da non residenti in Spagna e Italia nel 2010 è più o meno identico. La Spagna ci è davanti per numero di pernottamenti di tedeschi, olandesi e francesi. Ma l'Italia è prima in Europa quanto a pernottamenti di americani, giapponesi, cinesi, russi e brasiliani, cioè nell'attrarre turismo extra-Ue. Se consideriamo le notti trascorse da non residenti solo negli alberghi, si può rilevare nel 2000-2011 un incremento per l'Italia del 19,2% non molto inferiore a quello della Spagna (22,8%, che però fino al 2010 era andata peggio di noi), mentre la Francia è arretrata del 6,5 per cento.
La parola giusta per il settore turistico italiano, dunque, non è "declino", ma "rilancio". Abbiamo risorse importanti da valorizzare: il Sud Italia in generale, le città d'arte e l'attrattiva dell'enogastronomia. Mentre dobbiamo continuare a investire su mari e monti. Le carte non ci mancano. Siamo il primo Paese al mondo per numero di siti patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco (47). Nel 2009 Veneto e Lazio insieme hanno registrato un numero di pernottamenti di turisti stranieri superiore a quello della Germania, la Toscana più del Belgio, il Trentino-Alto Adige più della Repubblica Ceca. Mentre la provincia di Venezia, da sola, ha avuto più pernottamenti di visitatori stranieri dell'Irlanda intera e quella di Roma più di Cipro. Dunque partiamo da grandi numeri. Possiamo farli crescere e possiamo far crescere la qualità e la varietà della nostra offerta turistica.
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