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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 07:01.

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Per portare dai produttori ai consumatori il gas occorrono impianti di liquefazione con compressori che spesso sono fatti in Italia e poi, nei paesi consumatori, servono rigassificatori, anche questi fatti da aziende italiane. L'ultimo grande realizzato in Europa a Rotterdam l'ha fatto un'impresa leader di Milano. La capacità riconosciuta all'estero delle imprese italiane stride con l'impossibilità in Italia di fare nuovi rigassificatori, nonostante i numerosi progetti di cui si discute, ormai stancamente da decenni.

Parlando con le aziende che fanno i tubi, le valvole, che montano gli impianti, che disegnano i progetti e che trovano nuove soluzioni per aumentare la sicurezza, ci si rende conto di come le distanze fra fonti fossili e quelle rinnovabili non siano così ampie come si crede. Anzi, spesso, le stesse imprese che fanno impianti petroliferi sono coinvolte in progetti per le rinnovabili. I rotori per la realizzazione delle pale eoliche sono fatti di metalli speciali, gli stessi impiegati per resistere le alte pressioni dei pozzi di petrolio o dei tubi del gas per il suo trasporto.

Nel mare del Nord il distretto di Aberdeen in Scozia, cresciuto negli ultimi 30 anni sui giacimenti di petrolio del mare del Nord, si è già integrato nella realizzazione di impianti eolici da installare in mare. Il numero di novembre 2011 della prestigiosa rivista tedesca Photon, la più importante del settore fotovoltaico, aveva in copertina dei pozzi petroliferi a bacchetta, quelli che si vedono nei film del Texas con specchi per lo sfruttamento del sole. Le compagnie petrolifere, fra cui anche quelle italiane, stanno cercando di sfruttare il solare a concentrazione per fare vapore da iniettare nei giacimenti e aumentare la loro produttività, che normalmente non arriva al 30 per cento. Non esistono energie buone ed energie cattive per le società che fanno impianti energetici. Esistono solo commesse e occasioni di fare bene il proprio lavoro. Per questo seguono con estrema attenzione le dinamiche del settore in Italia, quello sotto casa, ma guardano soprattutto all'estero, dove realizzare impianti è molto più facile e gli investimenti molto più grandi. Da una parte sono enormi gli investimenti potenziali ancora da attivare nell'estrazione in Italia di gas e petrolio. I progetti sono dell'ordine di 15 miliardi di euro (si veda il servizio a pagina 9), bloccati per la forte ostilità ambientale. Nel settore elettrico, dopo la riconversione al ciclo combinato degli anni passati, i potenziali investimenti sono dell'ordine di 13 miliardi di euro, soprattutto nelle reti per il trasporto e la distribuzione.

Il settore dell'energia in Italia ha volumi che non crescono, anche perché qualche effetto lo hanno le politiche di risparmio energetico. Cresce invece la complessità del sistema energetico italiano, per l'esigenza di fare spazio alle nuove energie rinnovabili, queste invece in fase di forte espansione, e per rendere più razionali i consumatori finali, attraverso le cosiddette «reti intelligenti», anche se quelle oggi esistenti non sono poi così indietro come si potrebbe pensare.

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