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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 07:00.

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Il settore del vino e dei derivati dell'uva è una delle punte di diamante dell'industria alimentare italiana. Ma il raccolto nazionale del 2011 è stato probabilmente il peggiore degli ultimi cinquant'anni, poco sopra i 40 milioni di ettolitri. Ciò ha permesso a Francia e Spagna di superare temporaneamente il nostro Paese quale primo produttore mondiale.

Hanno influito sulla flessione dei raccolti in Italia le anomale condizioni climatiche e i programmi di estirpazione a premio dei vigneti, che, come rileva l'Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) nel suo ultimo bollettino, stanno portando a una riduzione strutturale delle produzioni. Anche i consumi delle famiglie evidenziano un lieve calo.
Tuttavia, i prezzi sono in risalita, con una progressione superiore al 20 per cento. E, soprattutto, notevoli soddisfazioni per i produttori continuano a venire dagli scambi internazionali. Nel 2010, nonostante la più grave crisi economica mondiale degli ultimi 80 anni, l'export del settore italiano dei vini, spumanti e altri vini speciali ha sfiorato i 4 miliardi e il surplus con l'estero è stato di circa 3,6 miliardi. Una corsa che pare non arrestarsi. Infatti, nei soli primi 11 mesi del 2011 l'export ha già superato i 4 miliardi e il surplus ha raggiunto i 3,7 miliardi: si tratta, in entrambi i casi, di nuovi record per il settore.

Secondo l'Osservatorio Gea-Fondazione Edison, l'Italia nel 2010 si è confermata non soltanto il primo esportatore mondiale di vini in bottiglia in quantità e il secondo in valore dopo la Francia, ma detiene molte altre posizioni rilevanti: è seconda in valore nei vini spumanti, prima nei vermut, nei mosti, nel vino alla rinfusa e nell'aceto.
Nel 2010 le quattro principali province esportatrici di vini in valore sono state Verona, Cuneo, Trento e Treviso.
Nei primi 11 mesi del 2011 i principali mercati del vino italiano si sono confermati gli Stati Uniti, la Germania e la Gran Bretagna. Crescono a due cifre anche le esportazioni tendenziali verso Giappone, Francia, Paesi Bassi e Svezia. Per gli spumanti, comparto in cui vi sono stati ottimi incrementi in valore, nel periodo gennaio-novembre 2011, i maggiori mercati per l'Italia sono stati la Germania, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Russia (con americani e russi che sembrano apprezzare in modo particolare le nostre bollicine).

Il vino è il più grande settore del comparto agroindustriale italiano, con 9 miliardi di euro ai prezzi di produzione. Questo valore va almeno raddoppiato per raffigurare con buona approssimazione il valore al consumo. Quello vinicolo è uno specchio fedele dei grandi trend che investono l'alimentare nel mondo e mette in risalto i punti di forza dell'Italia. Troviamo un'imprenditorialità diffusa, che con 160mila aziende e un milione di etichette sa rappresentare il proprio territorio ed esprime un modello a cavallo tra industria e artigianato che il mondo ci invidia. Ma, per controbilanciare le debolezze competitive di un modello esposto alle crescenti insidie della globalizzazione, si registra un importante fenomeno di concentrazione che permette alle imprese di affrontare i mercati internazionali con taglie progressivamente più adeguate: le prime 99 aziende italiane rappresentano ormai il 46% del valore totale della produzione nazionale.

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