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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2014 alle ore 13:49.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:30.

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Troppo pochi sono i governi in grado di contenere lo straripamento del welfare state prima che sia troppo tardi. Di conseguenza, alcuni cittadini finiscono per subire l'equivalente economico di un attacco di cuore, vale a dire un lancinante impoverimento del tenore di vita quale effetto finale di programmi insostenibili. La Grecia e la città di Detroit sono soltanto gli esempi più recenti di questa triste situazione.

Molti più cittadini soffrono le conseguenze di una scarsa crescita e di un inconsistente aumento dei redditi, frutto della malsana combinazione tra un eccesso di spesa governativa, una normativa opprimente e una tassazione corrosiva. Gran parte dell'Europa rientra in questa categoria di stagnazione economica.

Occasionalmente, però, alcuni governi riescono a reagire con successo alle disfunzioni del welfare state. Il Canada ha ridotto la spesa di oltre l'8% del Pil negli anni '90, mentre gli Stati Uniti hanno tagliato la spesa non militare del 5% del Pil a partire dalla metà degli anni '80, una tendenza favorita tanto dai governi di centro-destra quanto da quelli di centro-sinistra.

Pertanto, quando un paese europeo inverte la rotta per ridurre la dipendenza dal welfare e ripristinare gli incentivi al lavoro, vale la pena prestargli attenzione, soprattutto se si tratta dell'Olanda, un paese che, negli anni '60 e '70, ha dato vita a uno dei più sviluppati welfare state del mondo.

Recentemente, nel suo primo al Parlamento, il re Guglielmo Alessandro d'Olanda ha detto: "Il nostro mercato del lavoro e il nostro sistema di servizi pubblici non riescono più a soddisfare appieno le esigenze del ventunesimo secolo... Il tradizionale welfare state si sta lentamente ma inesorabilmente trasformando in una società a partecipazione pubblica".

Ciò rappresenta un cambiamento assai degno di nota. Dagli anni '60 e '70 in poi, coloro che hanno scritto sui Paesi Bassi si sono spesso lamentati della cosiddetta "malattia olandese". Erano così tanti e generosi i contributi, le sovvenzioni e i trasferimenti – rivolti a tutti, dai veramente bisognosi agli artisti con difficoltà a vendere le loro opere – che, spesso, gli stipendi al netto delle imposte superavano solo di poco i sussidi. Per questo motivo, la gente raramente riprendeva a lavorare dopo aver perso o lasciato un lavoro, oppure ne trovava uno nell'economia sommersa, dove riceveva pagamenti in contanti che poi non dichiarava.

A prescindere se si consideri il welfare state olandese umano e generoso, o eccessivo e dissennato, la sua munificenza ha avuto conseguenze pesanti sull'economia. Tuttavia, a differenza, ad esempio, dei francesi, gli olandesi hanno risposto ai loro eccessi passati con una serie di politiche volte a promuovere il reinserimento nel mercato del lavoro formale. Di fatto, essi meritano un riconoscimento, tutto arancione, per alcune riforme innovative a cui i governi di tutto il mondo farebbero bene a ispirarsi se vogliono continuare a mantenere in essere una rete di sicurezza mirata, efficace e conveniente.

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