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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2014 alle ore 13:49.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:30.

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L'assicurazione di inabilità, ad esempio, è diventata un problema enorme e in rapida crescita in molti paesi, nonostante il drastico calo della quota di lavoratori che operano in settori fisicamente stressanti e pericolosi, come quelli edilizio e manifatturiero. Per arginare il drammatico aumento degli assegni di inabilità, gli olandesi ora chiedono alle imprese col più alto tasso di richieste di pagare di più per l'assicurazione, creando così un forte incentivo a garantire una maggiore sicurezza sul lavoro.

Ma ridurre le richieste di riconoscimento dell'inabilità (e quindi gli assegni) è solo metà dell'equazione. L'altra metà consiste nel riportare coloro che sono nelle condizioni di farlo a svolgere un'attività remunerativa. (In America, meno dell'1% degli inabili riprende a lavorare). Un intervento precoce e campagne informative sulle opzioni di reinserimento lavorativo sono possibilità promettenti. Ricerche in campo economico indicano che più si resta lontani dal lavoro, più si deteriorano le abilità professionali; per questo, i programmi di riqualificazione, informazione e reinserimento sono di vitale importanza.

Allo stesso modo, gli olandesi hanno abbracciato la riforma del welfare, proprio come fecero gli Stati Uniti nel 1996, quando un presidente democratico, Bill Clinton, e un Congresso repubblicano si misero d'accordo sui limiti temporali, nonché sui requisiti lavorativi e formativi. Di conseguenza, ora il sistema di welfare olandese richiede ai suoi beneficiari di dimostrare di aver cercato lavoro attivamente, al fine di essere giudicati idonei; e, inoltre, di lavorare o fare volontariato per la comunità durante il periodo in cui ricevono i sussidi, e di accettare qualsiasi lavoro, anche se richiede uno spostamento lungo.

La riforma americana del welfare del 1996 scaturì da una serie di iniziative già testate nello Stato del Wisconsin. E, proprio come la riforma del Wisconsin ha offerto un modello che poi è stato adottato con successo a livello nazionale, così le riforme in un paese europeo potrebbero stimolare innovazioni politiche in altri paesi dell'Ue e in tutto il mondo. E riforme politiche contagiosamente efficaci sono precisamente ciò di cui l'Europa e la maggior parte del mondo hanno bisogno.

Per capire perché, prendiamo l'aliquota fiscale necessaria per pagare i sussidi sociali, che equivale al tasso di sostituzione (il livello medio dei sussidi in relazione ai redditi dei contribuenti) moltiplicato per l'indice di dipendenza (la quota della popolazione beneficiaria dei sussidi). Più alto è il tasso di sostituzione e/o l'indice di dipendenza, maggiore è l'aliquota fiscale che andrà a finanziare i sussidi.

Ciò che è assolutamente certo è che l'indice di dipendenza è destinato a crescere praticamente ovunque, a causa di inesorabili tendenze demografiche. La combinazione tra l'aumento della speranza di vita, la riduzione del tasso di fertilità e, in alcuni paesi (compresi gli Stati Uniti), il pensionamento della generazione del baby-boom post Seconda guerra mondiale, comporta un rapido incremento dell'indice di dipendenza degli anziani.

Gli Stati Uniti, ad esempio, passeranno dall'odierno rapporto di un pensionato per ogni tre lavoratori a un rapporto di uno a due nei prossimi tre decenni. L'Italia e la Germania, invece, registreranno un rapporto di uno a uno. E in Cina, la quota di popolazione che avrà più di 65 anni nel giro di una generazione sarà maggiore che negli Stati Uniti.

Riforme politiche dettate dal senso comune – che solo per questo motivo andrebbero adottate – come quelle olandesi sull'inabilità e sul welfare, forniranno un ulteriore dividendo abbassando l'indice di dipendenza, ma questo non basterà a mantenere le finanze pubbliche in salute vita natural durante. Tuttavia, dimostrando che è possibile curare la "malattia olandese", l'Olanda sta dando a tutti noi una lezione di grande valore.

Traduzione di Federica Frasca

**Michael J. Boskin, professore di economia all'Università di Stanford e senior fellow presso la Hoover Institution, è stato presidente del Council of Economic Advisers sotto la presidenza di George H. W. Bush tra il 1989 e il 1993.
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