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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 16:48.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:28.

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Stephen G. Cecchetti e Enisse Kharroubi della Bank for International Settlements – un gruppo che rappresenta le banche centrali – si spingono oltre. che la rapida crescita del settore finanziario riduce l’aumento della produttività in altri settori. Utilizzando un campione di 20 Paesi sviluppati, scoprono una correlazione negativa tra la quota di Pil del settore finanziario e la salute dell’economia reale.

Le ragioni di questa correlazione non sono semplici da stabilire, e le conclusioni degli autori sono controverse. Ma è chiaro che le società finanziarie competono con altre per le risorse, soprattutto per la forza lavoro competente. Fisici ed ingegneri con dottorati possono scegliere di sviluppare complessi modelli matematici dei movimenti del mercato per le banche di investimento e gli hedge fund, dove sono noti con il termine di rocket scientists (letteralmente scienziati razzo), ossia scienziati brillanti. Oppure potrebbero usare il loro talento per progettare, diciamo, veri e propri razzi.

Cecchetti and Kharroubi hanno trovato le prove secondo cui sono proprio le aziende che investono in ricerca a soffrire maggiormente durante un boom finanziario. Queste società hanno più difficoltà a reclutare laureati competenti quando le società finanziarie possono pagare stipendi più alti. E non parliamo solo dei cosiddetti analisti quantitativi. Negli anni precedenti la crisi finanziaria del 2008, oltre un terzo degli Mba di Harvard e una percentuale simile di laureati della London School of Economics sono andati a lavorare in società finanziare. (Alcuni potrebbero cinicamente dire che tenere gli Mba e gli economisti fuori dalle vere aziende sia una benedizione, ma dubito che ciò sia realmente vero).

Gli autori trovano anche un altro effetto interessante. I periodi di rapida crescita nell’attività creditizia sono spesso associati ai boom edilizi, in parte perché i beni immobiliari facilmente valgono come garanzie per i prestiti. Ma il tasso di crescita della produttività nell’edilizia è basso, e il valore di molti progetti alimentati dal credito successivamente si rivela essere basso o negativo.

Quindi gli inglesi dovrebbero mostrare entusiasmo per il futuro dipinto da Carney? Gli aspiranti derivatives trader avranno certamente più fiducia nelle proprie prospettive di carriera. E altre parti dell’economia che forniscono servizi all’industria finanziaria – i rivenditori Porsche e gli strip club, ad esempio – saranno similmente incoraggiati.

Ma se la finanza continua a prendersi un numero sproporzionato dei laureati migliori e più brillanti, potrebbe restare poco manifatturiero inglese nel 2050, e ancor meno aziende hi-tech di oggi. Chiunque si preoccupa degli squilibri economici e dell’eccessivo ricorso al volatile comparto finanziario, sicuramente spera che in futuro questo aspetto di forward guidance della BoE si riveli inaffidabile quanto lo sono state le previsioni sulla disoccupazione.
Traduzione di Simona Polverino

Howard Davies, ex presidente dell’Autorità britannica per i servizi finanziari (Fsa), ex vice governatore della Bank of England ed ex direttore della London School of Economics, è docente di scienze politiche a Parigi.

Copyright: Project Syndicate, 2014.