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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2014 alle ore 18:11.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:25.

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SEATTLE – rispetto a qualsiasi altro continente. Quando si pensa ai motori che spingono questa crescita, si immaginano generalmente le materie prime come il petrolio, l’oro e il cacao, oppure le industrie bancarie o delle telecomunicazioni. Io penso invece ad una donna che si chiama Joyce Sandir.

Joyce è una lavoratrice agricola che coltiva banane, verdure e mais in un piccolo pezzo di terra della Tanzania rurale. Quando l’ho conosciuta nel 2012, aveva appena portato a termine il primo raccolto di mais cresciuto da un seme adattato al clima della Tanzania. Anche nel corso di un anno negativo per i raccolti che aveva provocato l’avvizzimento di gran parte delle verdure piantate da Joyce, il raccolto del grano era invece andato bene. Senza il grano la sua famiglia avrebbe potuto rischiare la fame, ma invece proprio grazie al raccolto del mais la famiglia di Joyce è riuscita ad avere quantità sufficiente di cibo e persino un reddito extra sufficiente per pagare le rette della scuola dei suoi bambini.

Come dimostra la storia di Joyce, l’agricoltura è fondamentale per il futuro dell’Africa. Gli agricoltori rappresentano il 70% della forza lavoro africana, sono il fondamento della sua economia ed un fattore chiave per incoraggiare una crescita più ampia. che l’aumento della produttività agricola è il modo più efficace per ridurre la povertà nell’Africa sub-sahariana.

In effetti, il settore dell’agricoltura offre al continente africano la migliore opportunità per trasformare un circolo vizioso di povertà in un circolo virtuoso di sviluppo. Ecco perché i leader ed i policy maker di tutto il continente hanno dichiarato il 2014 come .

La storia di Joyce è importante anche per un altro motivo. La sua figura è fondamentale per il futuro dell’Africa non solo perché è una lavoratrice agricola, ma anche perché è una donna.

Trascorro molto tempo, nella Gates Foundation, cercando di capire i vari modi in cui le donne e le ragazze incoraggiano lo sviluppo e lo fanno investendo nell’alimentazione, nella salute, e nell’istruzione dei loro bambini, ma anche come forza lavoro dell’agricoltura. Quello che sto imparando adesso è che, se l’Africa spera di innescare una trasformazione agricola, i paesi del continente dovranno necessariamente rimuovere innanzitutto uno dei principali ostacoli che impedisce al settore di progredire, ovvero un enorme divario di genere.

Questo divario non riguarda il numero di lavoratrici agricole, infatti circa la metà degli agricoltori africani sono donne, ma riguarda invece la produttività. In tutto il continente, le aziende agricole gestite da donne tendono a produrre meno per ettaro di terreno di quelle gestite dagli uomini.

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