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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2014 alle ore 11:59.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:18.

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La reazione del mondo dell’economia non è stata sempre positiva. Il fulcro del libro ruota attorno a un certo numero di identità contabili che mettono in relazione il risparmio, la crescita e il rendimento di capitale con la distribuzione della ricchezza in una società. Piketty è molto bravo a rendere concreti questi collegamenti astratti associandovi cifre reali e tracciandone l’evoluzione nel corso della storia. Tuttavia, si tratta di concetti già noti agli economisti.

La prognosi pessimistica di Piketty si basa su una leggera estensione di questo quadro contabile. Secondo un’ipotesi plausibile – e cioè che i ricchi risparmino abbastanza – il rapporto tra ricchezza ereditata e reddito (o salari) continua ad aumentare fintantoché r, il tasso medio di rendimento del capitale, supera g, il tasso di crescita dell'economia nel suo complesso. Piketty sostiene che questo è sempre avvenuto nella storia, tranne che nella tumultuosa prima metà del ventesimo secolo. Se questo è ciò che ci riserva il futuro, siamo di fronte a una distopia in cui la disuguaglianza è destinata a crescere fino a livelli senza precedenti.

Tuttavia, la deduzione è uno strumento pericoloso in economia, e le prove che Piketty adduce a sostegno della sua tesi non sono poi così definitive. Come molti hanno sostenuto, il rendimento del capitale r comincia a diminuire se l'economia si arricchisce troppo di capitale relativo alla forza lavoro e ad altre risorse, e il tasso d'innovazione rallenta. In alternativa, come altri hanno fatto notare, l'economia globale può prendere velocità, incoraggiata dagli sviluppi nel mondo emergente e in via di sviluppo. La visione di Piketty va presa sul serio, ma è lungi dall’essere una scienza esatta.

Forse, la fonte del successo del libro andrebbe ricercata nello spirito del tempo, il cosiddetto zeitgeist. È difficile credere che questo testo avrebbe avuto lo stesso impatto dieci o persino cinque anni fa, all'indomani della crisi finanziaria globale, anche se le prove e gli argomenti addotti allora avrebbero potuto essere identici. Negli Stati Uniti, aleggia da tempo un senso di disagio per la crescente disuguaglianza. I redditi della classe media hanno continuato a , nonostante la ripresa dell'economia. Sembra che ora, in America, sia possibile ammettere che la disuguaglianza è il principale problema che il paese deve affrontare. Questo potrebbe spiegare perché il libro di Piketty è stato accolto più calorosamente negli Stati Uniti che in Francia, suo paese natale.


Capital in the Twenty-First Century ha riacceso l'interesse degli economisti per la dinamica della ricchezza e della sua distribuzione, un argomento che è stato l'ossessione degli economisti classici, tra cui Adam Smith, David Ricardo e Karl Marx. Esso ha arricchito il dibattito pubblico con importanti dati empirici e un quadro analitico semplice ma utile. Quali che siano le ragioni del suo successo, il lavoro di Piketty sarà ricordato per il suo innegabile contributo al mondo economico e al dibattito più generale.

Traduzione di Federica Frasca

Dani Rodrik, professore di scienze sociali all'Institute for Advanced Study di Princeton, New Jersey, è autore del libro The Globalization Paradox: Democracy and the Future of the World Economy (titolo italiano La globalizzazione intelligente).

Copyright: Project Syndicate, 2014.

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