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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 14:18.

(Corbis)(Corbis)

I flussi transfrontalieri di dati e comunicazioni sono esplosi, con un espansione di oltre il 50% all’anno dal 2005. I minuti telefonici internazionali sono raddoppiati, e il traffico Internet transfrontaliero è aumentato del 1.800%. I flussi migratori possono non aumentare in rapporto alla popolazione mondiale, ma, grazie alla digitalizzazione, le persone sono più interconnesse che mai.
La digitalizzazione sta anche trasformando gli scambi dei flussi transfrontalieri in tre modi: la creazione di beni e servizi digitali, come l’intrattenimento e i prodotti fabbricati dalle stampanti 3D; i cosiddetti involucri digitali, tra cui i dispositivi di localizzazione per i flussi fisici; e le piattaforme di vendita digitali, come eBay e Alibaba.

Su eBay, per esempio, oltre il 90% dei venditori commerciali esporta prodotti in altri paesi, a fronte delle piccole imprese tradizionali ferme ad una quota minore del 25%. Le tecnologie digitali incrementano i flussi globali e la concorrenza, permettendo anche alle imprese più piccole - e anche ai singoli imprenditori - di essere delle micro- multinazionali.
I flussi di beni ad alta intensità di conoscenza, che richiedono elevati livelli di capitale umano e di ricerca e sviluppo, sono in questo momento più elevati di quelli riguardanti i prodotti ad alta intensità di lavoro, di capitale, e di risorse, e stanno crescendo più velocemente di tutti e tre. I flussi di beni di basso valore, ad alta intensità di manodopera, come il settore dell’abbigliamento, sono in calo in termini di quote di flussi globali, mentre ne guadagnano i flussi di prodotti ad alta intensità di R&S, come quelli farmaceutici e di servizi alle imprese.

Dal 2012, i flussi dei prodotti ad alta intensità di conoscenza hanno rappresentato quasi la metà del totale concernente merci, servizi e prodotti finanziari. Questa tendenza è un vantaggio per i paesi sviluppati, che rispondono per i due terzi nello scambio di questo tipo di beni. La Cina costituisce l’eccezione, rivendicando il secondo posto nelle classifiche riguardanti i grandi flussi (dopo gli Stati Uniti).
Le misurazioni tradizionali delle interconnessioni mondiali di un singolo paese confrontano le dimensioni dei suoi flussi globali rispetto al suo PIL. Secondo questi parametri, i paesi più piccoli con mercati nazionali modesti sembrano essere più interconnessi di quelli più grandi. Ma questo approccio è fuorviante, perché non considera la quota del singolo paese rispetto ai flussi totali. L’indice di connessione globale contenuto nel rapporto McKinsey rimedia a questa lacuna considerando sia la dimensione dei flussi di un paese in rapporto al PIL che la sua quota complessiva sul totale.

L’indice di connessione MGI mostra come la Germania, Hong Kong e gli Stati Uniti si classifichino rispettivamente al primo, secondo e terzo posto. Ma alcune importanti economie si trovano ben posizionate subito dietro. Nonostante le forti esportazioni, la Corea del Sud e il Giappone si trovano al 20° e 21° posto su 85 paesi, perché in ritardo in materia di immigrazione e traffico Internet transfrontaliero. La Cina, che si classifica 25°, ha un forte motore di esportazione e ingenti afflussi di capitali, ma si posiziona in basso per i flussi di persone e dati.
In media, le economie di mercato emergenti si classificano più in basso delle economie avanzate, ma, dalla metà degli anni novanta, alcune di esse - tra cui Marocco, India, Brasile, Arabia Saudita e Cina - hanno migliorato la loro posizione in modo significativo. Oggi, i mercati emergenti rappresentano circa il 38% dei flussi globali, il triplo rispetto al 1990.

Un divario digitale tra economie sviluppate ed economie emergenti persiste inoltre, sia per i flussi di dati e comunicazioni, che per quelli di prodotti ad alta intensità di conoscenza – e non sembra che si stia andando verso l’annullamento del gap. Le economie emergenti producono il 40% della produzione globale, e ospitano l’80% della popolazione mondiale, ma rappresentano solo il 24% del traffico Internet transfrontaliero.
I vantaggi economici dell’interconnessione sono significativi, ma lo sono anche le sfide. Per sfruttare al meglio le opportunità della digitalizzazione e il passaggio al commercio dei prodotti ad alta intensità di conoscenza, i paesi devono investire in talento e infrastrutture; ridurre le barriere per i flussi transfrontalieri di persone e informazioni, senza compromettere la privacy e la sicurezza dei loro cittadini; ed esporre i loro produttori alla forte concorrenza estera, alleggerendo i costi conseguenti delle difficoltà per comunità e lavoratori nazionali.

Se i guadagni della globalizzazione non sono ampiamente condivisi, la legittimazione politica di una maggiore apertura ai flussi globali diminuirà e quindi anche i benefici economici che ne possono derivare.
Laura Tyson, Direttore del Consiglio dei Consulenti Economici del Presidente, sotto Bill Clinton, è Professore di Global Management presso la Haas School of Management, University of California, Berkeley. Susan Lund è partner del McKinsey Global Institute.
Copyright: Project Syndicate, 2014.Accompanying this commentary is a chart, which you can download .

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