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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2014 alle ore 16:32.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:16.

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LONDRA – L’Unione Europea sembra capace di concentrarsi solo su un problema alla volta. Il dilemma dell’estate 2014 è chi sarà il successore di José-Manuel Barroso alla Presidenza della Commissione Europea. Il primo ministro britannico David Cameron si è trovato a combattere una battaglia di retroguardia per cercare di bloccare la nomina del lussemburghese ultrafederalista Jean-Claude Juncker.

La presidenza della Commissione è senza dubbio un lavoro importante. La Commissione mantiene il monopolio riguardo alla proposizione di nuove leggi, i cui connotati sono fortemente influenzati dal presidente. Ma, di questi tempi, una nuova legislazione è una sorta di lusso per l’Europa. Invece di contemplare nuove e avvincenti direttive, per esempio, sulle caratteristiche auspicabili dei tosaerba venduti all’interno della UE, i leader europei devono completare tre compiti urgenti e interconnessi.

Il primo è politico. Nelle recenti elezioni del Parlamento europeo, un quarto degli elettori del Regno Unito e della Francia ostili ad una maggiore integrazione e impegnati a ripristinare un’Europa di stati membri indipendenti. Anche in Germania, un partito euroscettico . I federalisti di centro-sinistra e di centro-destra hanno risposto facendo fronte comune per garantire una maggioranza a Juncker.

Questo non è un risultato stabile. I difensori dell’ideale europeo devono impegnarsi più direttamente nei confronti di coloro che lo mettono in discussione ed esprimere una nuova visione motivante, piuttosto che mettere la testa sotto la sabbia, intonando ad ogni occasione le parole una unione sempre più stretta.

Potrebbero riuscire a conquistare più facilmente gli euroscettici se fossero in grado di indicare risultati economici più solidi e duraturi. La , con un tasso dello 0.7% per tutto lo scorso anno, mentre la disoccupazione, ad un tasso dell’11.7%, è alta a livelli inaccettabili. Queste medie sono già abbastanza deprimenti, ma alcune zone del continente sono in condizioni di gran lunga peggiori. è superiore al 25%, e l’economia italiana dopo l’introduzione dell’euro.

La ripresa economica è frenata da problemi finanziari - il terzo tema caldo che i leader europei devono affrontare. Il mercato finanziario unico è andato in pezzi quattro anni fa e non è ancora stato ristabilito.

Certo, la Banca Centrale Europea ha fatto il necessario per ridurre le differenze di costo di finanziamento dei diversi titoli sovrani europei. Per gran parte del 2012 e del 2013, il governo e quello hanno pagato il 5.5-7% per prestiti a dieci anni, mentre il tasso tedesco era inferiore al 2%. Oggi, il differenziale è molto più basso. Spagna e Italia pagano solo circa 150 punti base in più rispetto alla Germania. Il Presidente della BCE Mario Draghi può prendersi il merito di ciò.

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