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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2014 alle ore 14:32.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:15.

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PRINCETON – Le persone molto ricche, come F. Scott Fitzgerald, sono diverse da voi e da me. La loro ricchezza le rende ciniche laddove noi siamo creduloni, e fa loro pensare di essere migliori di noi. Se oggi queste parole suonano vere, è forse perché quando furono scritte, nel 1926, le avevano raggiunto livelli paragonabili a quelli odierni.

Per gran parte del periodo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni ottanta, nei paesi avanzati le disuguaglianze sono state moderate. Il divario tra i super-ricchi e il resto della società sembrava meno abissale - non solo in termini di reddito e di ricchezza, ma anche in termini di relazioni e obiettivi sociali. I ricchi avevano più soldi, ovviamente, ma sembravano comunque far parte della stessa società dei poveri, accettando il fatto che per fattori geografici e civili condividevano un destino comune.

Come Mark Mizruchi dell’Università del Michigan sottolinea in un , nel dopoguerra l’elite economica americana aveva un’etica della responsabilità civica e un egoismo illuminato. I suoi esponenti collaboravano con i sindacati e favorivano un forte ruolo pubblico nella regolazione e stabilizzazione dei mercati. Comprendevano la necessità delle imposte per il finanziamento di importanti beni pubblici, come le autostrade interstatali e le reti di sicurezza per i poveri e gli anziani.

Le elite economiche allora non erano politicamente meno potenti. Ma usavano la loro influenza per promuovere programmi che erano sostanzialmente di interesse nazionale.

Al contrario, oggi i super-ricchi sono dei magnati lamentosi, per usare il di James Surowiecki. Esempio emblematico per Surowiecki è Stephen Schwarzman, presidente e amministratore delegato della società di private equity Blackstone Group, la cui ricchezza supera ora i 10 miliardi di dollari.

Schwarzman si comporta come se fosse assediato da un governo invadente, fissato con le tasse, e da un popolino lamentoso e invidioso. Ha suggerito che sarebbe giusto aumentare le tasse sul reddito alle persone meno abbienti così anche loro rischierebbero ‘sulla loro pelle’, e che le proposte per l’abrogazione della scappatoia nelle norme fiscali sul carried-interest - di cui beneficia personalmente - erano simili all’invasione tedesca della Polonia. Altri esempi offerti da Surowiecki: il venture capitalist Tom Perkins e Kenneth Langone, il co-fondatore di Home Depot, entrambi hanno paragonato gli attacchi populistici contro i ricchi agli attacchi dei nazisti contro gli Ebrei.

Surowiecki pensa che il cambiamento di atteggiamento abbia molto a che fare con la globalizzazione. Al giorno d’oggi, le grandi aziende e le banche americane vagano nel mondo liberamente e non sono più così dipendenti dal consumatore americano. Adesso, la salute della classe media statunitense per loro è di scarso interesse. Inoltre, Surowiecki sostiene che il socialismo sia stato marginalizzato, e non vi sia più alcuna necessità di cooptare la classe operaia.

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