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GLI ANNI bianchi

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 08:16.

Emmanuele Bianco È L'AUTORE DEL LIBRO «TIRATORI SCELTI» SULLA DIPENDENZA DA POLVERE BIANCA Noi abbiamo vissuto uno sopra l'altro, senza camerette, senza veri e propri giocattoli, senza fare esperienze all'estero. Abbiamo studiato, perché c'è stato detto che è importante. Abbiamo vissuto di saggezze solo nostre. Abbiamo rubato perché (...) scusa, chi lo decide perché a uno sì e all'altro no? Siamo diversi dalla generazione che vi ha reso potenti, noi saremo il vostro incubo. Ognuno difende i propri interessi, siete voi a dare l'esempio. Non avremo una casa, né un (...) di lavoro decente. Se verranno dei figli, sarà solo perché ci piace troppo (...). Noi e voi, gli uni e gli altri, tutti in riga.
Sembra il manifesto di una generazione di figli, questo brano tratto da «Tiratori scelti» di Emmanuele Bianco (Fandango Editore, 14 euro). Se non fosse che in tempi di target i discorsi sulle generazioni non valgono più, il libro in questione racconta, in modo romanzato, la vita dei nuovi dipendenti dalla cocaina. E poi, soprattutto, di un Occidente opulento che ha perso di vista il reale, in funzione dell'artificiale. Artificiale – droga – che si insinua, infatti, attraverso sostanze chimiche da ingerire e non più iniettare. Artificiale – digitale – che modifica la percezione complessiva della vita.
Che dire, altrimenti, del programma iSnort per iPhone? Un programma che simula, sul vetro del telefono più desiderato al mondo, una cosiddetta sniffata di cocaina. Serve, cioè, a far sembrare che si stia "tirando", quando invece la "neve" è solo disegnata sullo schermo ultrapiatto del l'apparecchio.
Non è stato inserito al l'interno delle applicazioni disponibili nello Store del l'iPhone per cautela Apple, ma certamente è scaricatissimo. Sarebbe banale pensare allo status symbol della coca. Lo stesso autore del geniale titolo «Tiratori scelti» scrive: «Abbiamo l'iPod, i preservativi, le strisce depilatorie. Abbiamo anche altre strisce, da spararci su per il naso, per affrontare il deserto: gli assalti delle popolazioni nomadi, la paura di quello che può succederci nel sogno. Abbiamo quelle strisce che rintanano il torpore nel suo tugurio, perché a noi, nuovi sognatori, sognare fa male».

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Tags Correlati: Apple | Bonjour Tristesse | Cristina Tagliabue | Emmanuele Bianco | Fandango Editore | Francois Sagan | Kate Moss | Tecnologie

 

La paura di sognare dei giovani "nuovi" dipendenti che vivono le "sostanze" come un leit motiv al quale non si rinuncia più, dal quale non ci si disintossica se non quando, come le celebrità tipo Kate Moss, si viene colti in flagrante dal resto del mondo.
Social network, chat attraverso le quale scambiarsi canzoni – illegalmente – e altri generi di file, connection con chi in discoteca o in altri luoghi ti fa "passare davanti", amicizie per essere "cool", oppure per non far la fila, come a tutti tocca, ogni tanto, nella vita (nonostante le comodità di internet).
Nel mondo dell'iperinformazione, in cui le tecnologie portano la notizia sempre e comunque, anche a chi non vuole esser raggiunto, tantissimi usano il software per sfuggire alla realtà, invece che per immergersi in essa. E allora anche le parole spese, i fatti della vita, le frequentazioni, i momenti condivisi, diventano di volta in volta polvere bianca, coca, bamba, svelta, falopa, neve, cocco, merce, scaglia, bianca, musica, la white, barella, bonza, lella, raglia, sgray, pallina, colpo, pezzo, riga, pietra, pappa, amido, gesso, mamma... Quanti modi ci sono di chiamare la cocaina? Chi avrebbe immaginato ne potesse nascer letteratura. Eppure, proprio in questi giorni, insieme a «Tiratori scelti» e al programma iSnort, un'editore di Firenze (Barbès) ripubblica un libro di Francois Sagan (l'autrice di «Bonjour Tristesse», 1954) dal titolo «Toxique». In altra epoca, in altro modo, l'autrice – ricca, depressa, intelligente, mancata 6 anni fa – racconta l'inizio della dipendenza dalla droga, avvenuta in seguito a un incidente, e una lunga permanenza in ospedale.
Cristina Tagliabue
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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