Deficit Usa al top da 16 mesi Geithner: «Yuan più flessibile»

Il deficit commerciale statunitense si allarga ad aprile e sale ai massimi da 16 mesi, con le esportazioni che tornano a diminuire per la seconda volta in tre mesi. Il rosso è comunque salito meno di quanto ci si aspettasse, attestandosi a 40,3 miliardi di dollari, lo 0,6% in più rispetto al mese precedente (40 miliardi, dato rivisto). Le stime degli analisti erano per un deficit in rialzo a 41miliardi.
Anche per questo, in un'audizione al Senato, il segretario al Tesoro Timothy Geithner ha potuto comunque mostrare ottimismo sulla congiuntura. L'economia, ha detto, migliora e si trova in una posizione più favorevole rispetto a qualche tempo fa. Anche se la posizione di bilancio è «insostenibile». La Cina, ha aggiunto Geithner, può diventare il mercato più grande per le esportazioni americane. Il segretario al Tesoro non ha però rinunciato a sollevare la questione dello yuan. La politica sui tassi di cambio della Cina, ha sottolineato Geithner, è un impedimento a una più bilanciata ripresa economica. Uno yuan più flessibile consentirebbe alla Cina di perseguire «una politica monetaria più efficace e indipendente e questo è particolarmente importante, ora che Pechino si trova a fronteggiare un rischio di inflazione». Ad aprile, il deficit commerciale con la Cina è aumentato del 14,3% a 19,3 miliardi di dollari.
Nei dati diffusi ieri dal dipartimento del Commercio sugli scambi degli Stati Uniti ci sono però anche segnali preoccupanti. Le esportazioni sono diminuite dello 0,7% a 148,8 miliardi, mentre le importazioni sono calate dello 0,4% a 189,1 miliardi. Il calo simultaneo delle due componenti si è tradotto in una contrazione del commercio statunitense con il resto del mondo dello 0,5%, dopo 10 mesi di crescita consecutiva.
C'è di più. La frenata dell'export preoccupa perché sembra il sintomo di un calo della domanda generata dalle economie europee alle prese con la crisi del debito e con il calo della moneta unica. Lo shock della Grecia potrebbe riversarsi anche sull'industria Usa, penalizzando il settore che più sta sostenendo la ripresa. l'Europa assorbe il 15% dell'export Usa.
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