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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 12:34.
L'ultima modifica è del 11 giugno 2010 alle ore 08:04.
La Turchia non ha voltato le spalle all'Occidente e non intende farlo. Il premier turco Tayyip Erdogan ieri lo ha ribadito al Terzo forum sulla cooperazione turco-araba in corso a Istanbul. Il primo ministro ha definito «sporca propaganda» le accuse in base alle quali il suo paese si starebbe allontanando dall'Occidente. Erdogan nega, in risposta al segretario alla Difesa Usa Bill Gates che mercoledì a Londra si era detto preoccupato del fatto che «la Turchia scivola verso Est» a causa del no all'ingresso nella Ue di «certi» paesi europei.
Sarà anche colpa degli europei ma Erdogan ha la memoria corta. Nel 2003, dopo appena un anno della sua salita al potere dopo che la crisi finanziaria aveva spazzato via tutti i partiti laici, il premier turco filoislamico disse no a Bush che chiedeva il passaggio delle truppe americane sul suolo turco per aprire un secondo fronte in Iraq. Fu in quell'occasione che Erdogan iniziò a guardarsi allo specchio come il nuovo Saladino e l'immagine gli piacque. Poi fu un crescendo con lo scontro a Davos con Simon Peres, la flottiglia dei "pacifisti" partita da Istanbul e l'accordo nucleare con Ahmadinejad insieme al Brasile di Lula. Non c'è male per uno che dice di guardare a Occidente.