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Guzzetti: nessuna ingerenza nelle scelte delle Fondazioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 08:08.

Un'autorità di vigilanza sulle Fondazioni di origine bancaria «non l'abbiamo mai rifiutata, anzi l'abbiamo invocata, in quanto vigilanza di legittimità. Abbiamo, invece, contestato sempre le interferenze di merito nelle scelte». Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri, risponde così a chi gli chiede un commento sulle indicazioni contenute nella manovra economica del governo che conferma stabilmente la vigilanza al Tesoro per le fondazioni di origine bancaria e sulle possibili novità in arrivo con l'avvio della riforma del titolo II del libro I del Codice Civile: il testo presentato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, del quale si è cominciato a discutere ieri in Consiglio dei ministri, scegliendo però di rimandare a un secondo momento la sua approvazione, si limita a sopprimere l'authority ad hoc prefigurata dalla legge Ciampi per fondazioni e associazioni. «La vigilanza per rispettare la legge e gli statuti io, da amministratore di Fondazione, la invoco» ribadisce Guzzetti al termine della giornata di celebrazione dei vent'anni della legge Amato che le Fondazioni le fece nascere, svoltasi alla Camera.
Chi invece esprime con franchezza i suoi dubbi sull'articolo 52 della manovra, attualmente in discussione per la conversione al Senato è il presidente della Camera, Gianfranco Fini: con la manovra del governo «il ministero dell'Economia e delle Finanze è chiamato a vigilare sull'intero settore» delle Fondazioni. «Questa è un'oggettiva novità» sottolinea. E aggiunge che il Parlamento «dovrebbe essere messo nella condizione di conoscere, attraverso, ad esempio, l'invio di una relazione annuale da parte del ministero dell'Economia, le ricadute e gli effetti che gli interventi delle Fondazioni producono nelle diverse realtà locali».
Non è un mistero, del resto, che c'è chi contesta apertamente la legittimità dell'interpretazione autentica della legge Ciampi fornita dal ministero dell'Economia con la manovra: si tratta del professor Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma, che da tempo sostiene, avendo dismesso in modo pressoché completo le proprie partecipazioni bancarie, di non dover essere più soggetto al ministero dell'Economia ma solo al codice civile e alle prefetture. «Che senso ha – afferma Emanuele – sovrapporre una norma interpretativa a una legge che già esiste ed è molto chiara e a una sentenza del Tar che ci ha dato ragione?»

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Al convegno di ieri, il padre della legge che ha dato l'avvio alle privatizzazioni delle banche Giuliano Amato, si è interrogato sui rischi del primato della politica: «Sciocca è l'ipotesi dell'autoreferenzialità per le Fondazioni. Ma cosa pensiamo del ruolo della politica? Forse quello che si pensava nell'Unione sovietica e cioè che chi dalla politica non dipende è autoreferenziale?».
Infine, la conclusione del convegno è toccata al direttore generale dell'Economia, Vittorio Grilli, facendo uno sforzo per diradare i dubbi: «Siamo consapevoli – ha affermato – che la vigilanza del Tesoro sulle fondazioni non deve avere un carattere invasivo». Ma poi, Grilli ha rivolto alla platea un consiglio ben preciso: con l'aggiornamento di Basilea 2, spiega «le Fondazioni sono chiamate a scelte importanti da onorare dal punto di vista finanziario. Il cosiddetto Basilea 3 richiederà un rafforzamento del capitale delle banche: è bene – conclude – che le Fondazioni non rinviino la valutazione su questo punto, che è una scelta strategica per il nostro paese».
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