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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 08:05.
ROMA
Claudio Scajola non avrebbe pagato la ristrutturazione della casa al Colosseo. Il famoso appartamento in via del Fagutale, costato all'ex ministro dello Sviluppo economico, al rogito, 600mila euro, andava rimesso a posto. Ma il lavoro di riscontro dei carabinieri del Ros dei carabinieri sulle carte dell'imprenditore Diego Anemone non ha trovato traccia di pagamenti. Il direttore dei lavori dell'epoca, come risulta dai documenti che vennero depositati in Comune, era Angelo Zampolini, cioè l'uomo di fiducia di Anemone. Lo stesso Zampolini, si ricorderà, ha ammesso davanti agli inquirenti che portò 80 assegni circolari per un controvalore di 900mila euro, somma aggiuntiva a quella del rogito ma che non risulta agli atti. Un appartamento, quello di Scajola, di 180 mentri quadri, dove è facilmente ipotizzabile che il costo di mercato di una ristrutturazione può valere anche 150mila euro e oltre. È inevitabile concludere che se davvero l'ex ministro dello Sviluppo economico non ha versato un euro per ristrutturare quella casa, la sua posizione si complica ancora di più. Il Ros e la Guardia di finanza hanno terminato tutto il lavoro di riscontro sulle carte dell'imprenditore romano. Delle circa 400 posizioni della lista poi finita sui giornali, circa 50 sono state chiarite. La Gdf, poi, deve ultimare la verifica fiscale sugli affari di Anemone. Si parla di somme dovute al fisco pari a diverse decine di milioni. L'ombra di questa stangata si allunga minacciosa e potrebbe influire la posizione del costruttore indagato – e ora scarcerato – che tuttavia è molto probabile che non collaborerà con i pm, perché difficilmente può trarne giovamento per la sua posizione giudiziaria.
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