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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 08:01.
ROMA.
Il consiglio dei ministri accende il disco verde allo scalone di quattro anni che, a partire dal 1° gennaio del 2012, porterà a 65 anni il requisito per il pensionamento di vecchiaia delle dipendenti pubbliche. La norma verrà introdotta con un emendamento del governo al decreto legge n. 78/2010, la manovra correttiva 2011-2012 all'esame del Senato. L'allineamento all'età di pensionamento di vecchiaia degli uomini che lavorano nella Pa sarà dunque immediato, mentre alle dipendenti che matureranno il requisito dei 61 anni entro il 31 dicembre del 2011 viene garantita una clausola di salvaguardia che consente loro di chiedere una certificazione del diritto alla pensione all'amministrazione di appartenenza. La norma non concede alcuna deroga alla finestra mobile prevista nel decreto, con la conseguenza pratica che una donna che compirà 65 anni nel 2012, fatta la domanda per la pensione dovrà aspettare un altro anno per incassare il primo assegno.
L'Italia risponde in questo modo in tempi fulminei alle sollecitazioni arrivate appena una settimana fa dalla Commissione europea con una lettera di messa in mora che, nei fatti, apriva la strada alle sanzione previste dall'articolo 260 del Trattato Ue per un paese che non si è conformato a una sentenza della Corte di giustizia. Per la Commissione, infatti, la soluzione graduale di adeguamento adottata l'anno scorso e che prevedeva l'allineamento dell'età a 65 entro il 2018 non era sufficiente per annullare il «discrimine tra i due sessi» riconosciuto dai giudici del Lussemburgo nel rapporto di lavoro del settore pubblico.
Dopo aver ricordato che l'età di fatto di pensionamento femminile nel pubblico impiego è attualmente di poco superiore ai 62 anni, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, spiegato che «non sarà necessario per tutte le donne aspettare i 65 anni della pensione di vecchiaia, visto che molte potranno utilizzare l'anzianità contributiva». L'impatto, insomma, dovrebbe limitarsi a una platea molto limitata: «25mila donne da qui al 2019» ha puntualizzato il ministro che ha poi ribadito con fermezza che l'innalzamento a 65 anni del requisito di vecchiaia «non riguarda in alcun modo il settore privato» e «non ne rappresenta neanche la premessa».