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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 08:01.
ROMA - Dei 112,8 miliardi che lo stato ogni anno trasferisce a regioni, province e comuni ne andranno fiscalizzati in prima battuta più di 20. Ma è una stima destinata a crescere, visto che riguarda solo il finanziamento delle funzioni non fondamentali svolte dalle autonomie locali. Per quelle fondamentali, infatti, bisognerà aspettare la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard. A dirlo sono le 122 pagine di tabelle allegate alla relazione presentata ieri dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
Prima di tuffarsi nei numeri, la documentazione predisposta dalla commissione tecnica paritetica guidata da Luca Antonini chiede a governo e parlamento un intervento in manovra giudicato indispensabile per avviare davvero la fiscalizzazione dei trasferimenti oggi destinati ai vari livelli del governo locale.
Per blindare il nuovo patto di stabilità, l'Economia ha previsto un taglio contestuale degli assegni a presidenti e sindaci pari al contributo che ogni comparto deve offrire al bilancio pubblico, ma nel caso delle regioni ha introdotto una clausola di salvaguardia che esclude i tagli dai calcoli per il federalismo fiscale. La stessa scialuppa di salvataggio, sottolinea la commissione paritetica nella relazione, va introdotta anche per province e comuni, che altrimenti rischiano di avviarsi verso il federalismo fiscale con uno dei pilastri dell'entrata alleggerito dalla manovra.
Fatta questa premessa, il valore aggiunto del lavoro condotto dalla commissione nella ridda dei conti locali è quello di aver fatto chiarezza nel sottobosco di cifre e quantificazioni contenute nei bilanci, arrivando a individuare i primi numeri ufficiali sull'impatto della riforma cara alla Lega. Impatto, per ora, declinato nei termini di ricostruzione e ridisegno delle entrate, mentre per dire qualcosa di fondato sulle spese e, soprattutto, sui possibili risparmi conseguibili grazie al fisco federale bisognerà aspettare la definizione di costi e fabbisogni standard.
Il primo capitolo di un lavoro che si annuncia ancora complesso, insomma, punta sui trasferimenti, divisi in due grandi filoni: dallo stato alle regioni e da queste a comuni e province.