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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 10:40.
L'ultima modifica è del 02 luglio 2010 alle ore 10:43.
Il titolo a tutta pagina è «Possano le nostre anime essere sacrificate per te!», citazione di Anwar al-Awlaki, predicatore estremista nato negli Stati Uniti e scappato nello Yemen. I servizi in primo piano sono «Fai una bomba in cucina con tua mamma» e «L'Occidente vuole bandire il niqab per coprire il suo vero volto». All'interno un reportage («La battaglia fra le montagne») e informazione di servizio («Come mandare e ricevere messaggi terroristici criptati»). Poi un invito ai lettori: «mandateci articoli, commenti, suggerimenti».
È il primo numero di Inspire (Ispirazione), rivista online in inglese che al-Qaeda ha tentato di lanciare martedì sui siti jihadisti americani. Lancio bloccato il giorno dopo e fallito anche perché molte delle 67 pagine sono state infettate da un virus, probabile iniziativa della controffensiva Usa.
Michael Leiter, dirigente dell'antiterrorismo americano, ha parlato della rivista in un forum sulla sicurezza ad Aspen, in Colorado: Inspire, di cui solo le prime tre pagine erano visibili, è stato scoperto dagli informatici di Site, gruppo di intelligence privato che monitora i siti degli estremisti islamici.
Gli esperti di antiterrorismo hanno preso la cosa sul serio: «Il magazine - spiega Bruce Riedel, ex agente Cia ora studioso alla Brookings Institution - è un chiaro tentativo di reclutare aspiranti jihadisti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Combattenti che potrebbero essere il prossimo assassino di Fort Hood o l'attentatore di Times Square». Entrambe azioni terroristiche sul suolo americano (la seconda con una bomba fatta in casa) ricondotte proprio ad al-Awlaki, considerato l'ispiratore del fallito attentato sul volo Amsterdam-Detroit dello scorso Natale: i video con le sue prediche erano anche sui cellulari di due cittadini americani arrestati di recente in New Jersey.
Qualche commentatore osserva che mentre gli Stati Uniti si sforzano di influenzare le opinioni su al-Qaeda all'estero, la rete di Bin Laden fa sofisticata propaganda in inglese: finora i terroristi hanno puntato sui siti arabi, questo magazine sarebbe un primo tentativo di penetrare domini americani. Non si esclude però che l'operazione sia una messinscena di qualche agenzia di intelligence occidentale che vuole scoraggiare i qaedisti impegnati a rafforzare i loro network e cercare nuove reclute. Il tutto sul web «quinto campo di battaglia della guerra moderna dopo terra, mare, aria e spazio», scrive l'Economist oggi, che dedica alla Cyberwar la copertina. Il settimanale britannico traccia scenari che vanno al di là delle istruzioni ad aspiranti terroristi che vogliono farsi la bomba in casa.