Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2010 alle ore 11:34.
Non solo oro. Il rally che ha portato il metallo giallo a livelli da primato (si veda il servizio a pagina 2) ha risvegliato anche le quotazioni dell'argento, volate ieri ai massimi da marzo 2008 sul mercato spot londinese, intorno a 19,50 dollari per oncia. Gli acquisti si sono indirizzati anche sul Comex di New York – dove la prima scadenza dei futures ha chiuso in rialzo del 4% a 1.927,20 cents/oncia – e sul mercato relativamente nuovo degli Etf "fisici": il maggiore tra questi, l'iShare Silver Trust, nella sola giornata di lunedì ha accantonato la bellezza di 2,7 milioni di once.
In una fase di particolare incertezza sugli sviluppi dell'economia e dei mercati finanziari, gli investitori stanno apprezzando la doppia valenza dell'argento, osserva Jeffrey Christian, managing director della società di consulenza Cpm Group, che proprio ieri ha pubblicato il Silver Yearbook 2010: «Lo si può comprare come bene rifugio, analogamente all'oro. Ma se l'economia migliora, tornano ad essere valorizzati i suoi impieghi industriali».
Il ragionamento sembra essere applicato a correnti alterne sui mercati: nelle ultime settimane l'argento – così come i platinoidi – ha spesso seguito le sorti dei metalli non ferrosi, piuttosto che comportarsi come bene rifugio. Un aspetto è comunque innegabile: gli investimenti sono ormai diventati un elemento determinante della domanda di metalli preziosi. E l'argento non sfugge alla regola.
Le statistiche contenute nel Silver Yearbook indicano che nel 2009 il metallo ha attirato investimenti netti per 209,7 milioni di once: una quantità superata soltanto nel 1980, quando si raggiunsero 222,2 milioni di once, e secondo le stime anche nel 1968, con 226 milioni. Nel 2010 il Cpm Group prevede che si arriverà a 213,9 milioni, con un contributo non trascurabile dalla numismatica. Nel 2009 le vendite di monete d'argento hanno raggiunto un massimo storico (35 milioni di once) e lo scorso gennaio la domanda di monete da un oncia coniate dalla Us Mint è stata la più alta dal 1987.
Con la fine della recessione anche anche la domanda per fabbricazione – che l'anno scorso è crollata a 616,4 milioni di oz (-11,3%) – ha cominciato a riprendersi e quest'anno è attesa a 631,2 milioni di oz, sulla spinta di maggiori consumi nell'elettronica e anche in gioielleria, settore che già nel 2009 ha "tenuto" meglio di quanto non abbia fatto nel caso dell'oro e del platino, penalizzati da prezzi più elevati.