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Finanza e Mercati In primo piano

Le domande senza risposta sul fondo di salvataggio

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2010 alle ore 09:26.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2010 alle ore 16:36.

Quali bond compreranno le banche centrali, per quali importi, a quale prezzo e per quanto tempo? Quali paesi potranno attingere al veicolo Spv e alla Commissione, a quali condizioni, per quanto tempo? Nel day-after della sbornia da 750 miliardi di euro, investitori istituzionali e banche hanno iniziato a studiare le carte.

I punti di domanda che restano senza risposta e che riguardano la Banca centrale europea sono numerosissimi ma il mercato è disposto ad attendere chiarimenti senza eccessivo nervosismo: la mancanza di dettagli, è l'interpretazione più diffusa, è strategica e Francoforte volutamente preferisce non scoprire le carte. Per contro, pesano molto gli interrogativi, anch'essi in gran numero, che restano aperti sul triplice intervento annunciato domenica notte per salvaguardare la stabilità finanziaria dell'eurozona. Come funzionerà, e in che tempi, il trio Commissione europea, Fondo monetario internazionale e il nuovo istituto Spv (special purpose veicolo) non è chiaro a nessuno. Questa incertezza alimenta i dubbi degli euroscettici perchè, è un sospetto diffuso, dietro l'assenza di dettagli potrebbero celarsi sconti e difficoltà politiche, lungaggini legislative, intoppi costituzionali tali da compromettere la realizzazione del progetto in tempi utili.

Entro il prossimo triennio, investitori e banche saranno chiamati in asta ad acquistare 2.500-3.000 miliardi di titoli di Stato a medio e lungo termine in euro. Di questi, 550 miliardi circa saranno emessi da Spagna, Portogallo e Irlanda. Il piano "salva-euro" promette interventi su tutti i fronti per convincere la comunità degli investitori ad andare in asta: maggiore rigore sui programmi di rientro e di risanamento dei conti pubblici e controlli più stringenti sull'andamento delle finanze pubbliche; rimozione delle distorzioni sul secondario dei titoli di Stato, in virtù di acquisti da parte delle banche centrali dell'eurozona per ripristinare la liquidità, ridurre il differenziale tra i prezzi di acquisto e di vendita e riportare i rendimenti a livelli realistici o "fair"; erogazione di prestiti da parte del Fmi (250 miliardi), della Commissione europea (fino a 60 miliardi) e di un nuovo veicolo emittente di eurobond (440 miliardi) per i paesi che non avranno accesso al mercato, per costi inaccessibili o assenza di domanda.

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Tags Correlati: Bce | Europa | Federal Reserve | Fmi | Grecia | Head | Luigi Speranza | Mercato unico europeo | Spv |

 

L'impianto non ha precedenti. E anche per questo, i punti oscuri superano le certezze. L'entrata in campo della Bce è un'arma potentissima ma il mercato si interroga sull'entità degli interventi: saranno simbolici (basta poco per muovere i prezzi dei bond spagnoli, portoghesi, irlandesi e greci) oppure arriveranno a centinaia di miliardi di euro? La Bank of England e la Federal Reserve al picco della crisi sono intervenute rispettivamente per il 14% e 12% del Pil di Usa e GB: se la Bce dovesse acquistare bond per il 3% del Pil in Eurolandia, pari a 265 miliardi, ha calcolato Luigi Speranza, Head of inflation economics alla Bnp Paribas, metterebbe in portafoglio il 25% dello stock del debito di Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Al di là degli importi, la grande domanda ora senza risposta riguarda la sterilizzazione: Francoforte non ha rivelato le modalità di vendita di asset in bilancio per controbilanciare gli acquisti e quindi evitare la crescita della base monetaria (e spinte inflazionistiche). Al mercato piacerebbe sapere quali titoli di Stato saranno acquistati, su quali scadenze, se giornalmente. Secondo Société Générale, per "fare la differenza" le banche centrali dell'eurozona dovrebbero acquistare 2 miliardi di titoli di Stato alla settimana per un intero anno.

Con le incertezze relative alla Bce, il mercato imparerà a convivere. Ma sui tempi e sulle modalità di intervento di Spv-Fmi-Commissione gli investitori difficilmente si daranno pace. Il caso-Grecia è un precedente scomodo per l'Europa. I problemi greci sono emersi nella loro drammaticità nell'autunno del 2009 e ad oggi il meccanismo dei prestiti bilaterali deve ancora essere collaudato. Se qualcosa dovesse andare storto in tempi stretti per uno stato dell'eurozona periferica, la Commissione sarebbe in grado di intervenire celermente? Quando emetterà i suoi bond (al massimo 5 miliardi di euro ad emissione) per il sostegno all'eurozona? Come si raccorderà il Fmi con Commissione e veicolo? Sull'Spv gli interrogativi scrosciano come grandinate: serviranno decreti e ratifiche in parlamento? Dove verrà istituito il veicolo? Sarà una scatola vuota oppure dialogherà direttamente con Fmi e stati? Quando emetterà il suo primo eurobond? Avrà un rating? A quali condizioni concederà i suoi prestiti: a tassi e per durate come quelli alla Grecia?

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