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Finanza e Mercati Materie Prime

Il petrolio precipita sotto i 72 dollari

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2010 alle ore 09:25.

Stefano Dotti jr
ROMA
I primi dati promettenti sui consumi e sul sentiment dei consumatori americani sono stati spazzati via dai timori sull'indebitamento europeo e sul destino dell'euro. L'impennata del dollaro non ha mancato di influenzare tutte le commodities e in particolare il petrolio.
Brent in flessione di 3 dollari al barile nella seduta di ieri, con la scadenza giugno quotata in chiusura 77,30 $; di quasi 4$ la flessione del Wti, con l'eccezione della prima scadenza, giugno, scesa di 2,8 a 71,61 $/bbl, ben 5,5 $ sotto al Brent, per la pesante situazione di stoccaggi a Cushing.
Le statistiche Usa di mercoledì avevano messo in luce una nuova crescita di scorte, benzine escluse, forse per il primo approvvigionamento di stoccaggi secondari in vista del picco di consumi.
La liquidità dei mercati dei futures è concentrata nelle prime scadenze e la liquidazione a tappe forzate ha fatto aumentare a dismisura il contango (premio delle consegne lontane rispetto a quelle pronte) con il differenziale giugno-luglio arrivato ieri a 4 $/bbl. La situazione accentuerà nei prossimi giorni lo stoccaggio galleggiante e aiuterà ad assorbire l'eccessiva disponibilità sul mercato fisico di greggio spot.
Anche il miglioramento dei margini di lavorazione, favorito dal crollo del costo della materia prima, sollecita gli acquisti e favorisce le qualità pesanti, ancora a sconto su un riferimento in fase calante.
È da segnalare l'apertura dell'arbitraggio verso il Far East per il greggio dal Bacino Atlantico: mentre il segnalatore Efs (Brent-Dubai) per luglio indica ancora 70 cents a favore del Brent (invece degli usuali 1,80 $), la cifra reale del Brent dated (rispetto a cui si compra effettivamente il fisico) è di 1,80 $ inferiore rispetto al Dubai e quindi è una ghiotta occasione per i raffinatori orientali di importare greggi russi, egiziani, sudanesi, West africani, competitivi contro le qualità del Medio Oriente, tutte prezzate sulla media Oman-Dubai.
C'è domanda di Ural, apprezzato di 80 cents (oggi vale Brent -2,50 dollari); una nave di Azeri light della Shell in caricazione 1° giugno è in partenza per Singapore e altri carichi sono destinati all'India. Migliora anche il Saharan Blend (ieri a 20 cents sotto il riferimento) e si conferma un flusso di libico verso Indonesia e penisola malese.

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Tags Correlati: Asia | Far East | Materie prime | Shell Italia | Stati Uniti d'America | Stefano Dotti | Wall Street | West

 

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Per i giorni a venire sarà da tenere d'occhio il dibattito sulle regole per banche ed hedge funds: se i volumi e la volatilità verranno limitati, la correzione dei prezzi sarà ancor più sensibile. Dovrebbe essere proibito il proprietary trading, cioè la partecipazione alla speculazione di chi dovrebbe essere solo intermediario fra investitori e mercato, fermando afflusso e deflusso continuo da mercati speculativi. Le inchieste di questi giorni a Wall Street sembrano spingere verso un ritorno al mercato reale.
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