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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 09:41.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2010 alle ore 13:21.
Dopo mesi di apparenti incertezze e tatticismi il cancelliere Angela Merkel sta cercando di mostrare leadership. Ieri ha tentato ancora una volta di convincere i tedeschi ad accettare il pacchetto di aiuti europei ai paesi più deboli della zona euro, cavalcando l'idea di una tassa sulle attività finanziarie. L'ipotesi è ancora tutta da definire, ma è vista di buon occhio da un'opinione pubblica molto critica nei confronti delle banche.
«Non bisogna essere particolarmente perspicaci per indovinare che non sarà un tema su cui ci accorderemo fin dalla prima cena - ha detto la signora Merkel durante una conferenza a Berlino - ma non penso che faremmo fallire i mercati se introducessimo una tassa internazionale. Farò campagna in questo senso». L'idea circola da qualche settimana. Verrà discussa in occasione di un vertice del G-20 in Canada alla fine di giugno.
In un momento di accese critiche al sistema bancario, accusato da più parti in Germania di essere responsabile della crisi finanziaria, il cancelliere tedesco vuole assolutamente strappare un accordo a livello internazionale da usare anche in politica interna. Ma non è chiaro a cosa pensi il governo tedesco: a una Tobin Tax, in altre parole a un'imposta sulle transazioni finanziarie? O a una tassa sulle attività finanziarie, come proposto dal Fondo monetario internazionale?
In ogni caso, «la mia richiesta al G-20 e alla presidenza sud-coreana (che prenderà dal Canada la guida di questo consesso nei prossimi mesi, ndr) è la seguente: penso che questo compito debba essere portato avanti anche dai paesi che non sono stati toccati dalla crisi», ha detto la signora Merkel durante una conferenza organizzata per illustrare le priorità tedesche nella regolamentazione finanziaria. Il tema di una tassa sui mercati ha già suscitato dissensi nei mesi scorsi.
Ieri il segretario al Tesoro canadese Tim Macklem ha ammesso che «non vi è un consenso» sulla questione e «mancano soluzioni uniformi». La Francia, in particolare, ha seguito l'esempio tedesco nelle scorse settimane con la messa a punto di una tassa nazionale sui profitti bancari, ma ieri il ministro delle Finanze Christine Lagarde è rimasto vago su un'imposta più generale: siamo «sulla stessa linea», ha detto, senza però precisare quale essa sia.