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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 08:08.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2010 alle ore 12:52.
NEW YORK – La riforma finanziaria in America, la piu' importante dagli anni Trenta, e' ormai cosa fatta. Ieri, nella notte, i Senatori, con una maggioranza bipartitica di 59 voti contro 39, hanno approvato il pacchetto di regole che cambierà il volto del settore bancario americano e forse mondiale.
Ora tornerà in scena il presidente Barack Obama: cercherà di facilitare il processo di riconciliazione con il progetto approvato dalla Camera. Un compito non necessariamente facile visto che vi sono alcune differenze di fondo. Ma l'esito finale a questo punto è scontato: il compromesso è inevitabile, il passaggio parlamentare certo, anche se alcune misure più dure del Senato, come quella sui derivati, potrebbero essere ammorbidite.
Comunque sia il presidente, dopo la riforma sanitaria, potrà firmare un'altra legge storica, che servirà in questo caso da punto di riferimento per il resto del mondo. Certamente per il gruppo dei Venti, che alla fine di giugno si riunirà ai margini del G8 canadese e discuterà un approccio comune per rendere più trasparente – e sicuro – il modus operandi delle grandi istituzioni finanziarie mondiali.
C'e' da chiedersi se il progetto, ammorbidito al Senato in alcune delle parti più dure e probabilmente corretto ancora, sarà poi sufficiente per contenere il rischio di nuove crisi sistemiche. Di certo la legge ridisegnerà per i prossimi decenni il modello competitivo di un settore che ormai include non solo le banche commerciali, ma quelle d'affari, gli hedge funds e i fondi comuni. Fondi hedge e private equity in particolare dovranno sopporsi a controlli che finora non avevamo, si cercherà di chiudere i gap di regole alla radice degli scandali finanziari; si daranno maggiori poteri di intervento e di controllo alla Federal Reserve, si creerà una nuova agenzia per la protezione dei consumatori, si cercherà di rendere quanto meno più trasparenti le operazioni sui derivati e di limitare l'esposizione al rischio speculativo delle grandi banche, attraverso una combinazione di tasse e di regole. Al di là della formula finale, questi parametri di fondo sono comuni ai due progetti di legge. Una delle battaglie più dure sarà portata avanti dalle banche per evitare che la posizione del Senato, che impedisce alle banche di operare sul mercato per conto del proprio portafoglio, sia abolita.