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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 10:57.
Tempi duri per i credit default swap. Non bastano le critiche e l'ostracismo che gli ormai «popolari» Cds, nati con lo scopo di proteggere gli investitori da un eventuale fallimento di un emittente, raccolgono fra i governi e le istituzioni del mondo occidentale perché ritenuti strumenti facilmente manovrabili dagli speculatori. Adesso ci si mette anche la Cina che, secondo quanto riportato dal Financial Times, avrebbe bloccato un progetto avanzato per l'introduzione dei Cds sul mercato locale.
Formalmente lo stop ai derivati, decretato da una serie di organismi di controllo fra cui l'authority che soprassiede al sistema bancario, sarebbe dovuto alla scarsa maturità e al limitato sviluppo del mercato locale dei bond: i cds sarebbero insomma superflui, niente più che «balocchi per bambini», come sostiene un funzionario di una banca occidentale coinvolto nelle discussioni sul tema. Non c'è dubbio, però, che le diatribe sorte in questi ultimi mesi attorno all'utilizzo di questo strumento e all'impatto che avrebbe esercitato sulla crisi finanziaria globale abbiano fortemente influenzato la decisione.
Non più tardi di due settimane fa, per esempio, la Germania ha posto un veto agli acquisti di Cds «naked» sul debito sovrano, ovvero effettuati in assenza di titoli da coprire in portafoglio e quindi presumibilmente diretti a fini speculativi. Introdurre tali derivati in un mercato poco sviluppato, devono aver pensato le autorità di controllo cinesi, potrebbe a maggior ragione indurre gli investitori a mettere in atto un simile comportamento improprio.
Da qui nasce con ogni probabilità la decisione di rimandare a tempi migliori il progetto pilota che qualche mese fa era stato avviato dall'associazione nazionale degli investitori sui mercati finanziari e che aveva ottenuto il sostegno preliminare della banca centrale cinese. A poco, sotto questo aspetto, è valso il tentativo di sviare l'attenzione ribattezzando i credit default swap «contratti per limitare il rischio di credito»: i regulator non si sono fatti convincere.
Per alcuni lo stop non sarebbe comunque definitivo: «Il governo potrebbe procedere avviando un progetto pilota di dimensioni ridotte, in modo che si possa diffondere la necessaria cultura attorno a questi strumenti», sostiene una fonte vicina all'operazione. Altri però sono più scettici: «Un'introduzione da qui a fine anno è un'ipotesi troppo ottimistica – ribatte un funzionario di una banca occidentale che fa da advisor al governo di Pechino – la maggior parte delle persone pensa che questo non avverrà per almeno 3-4 anni». Il rischio è che il progetto Cds faccia la fine di quello legato alla cartolarizzazione degli asset bancari: lanciato in Cina 4 anni fa non ha fatto neppure in tempo a decollare che è stato rispedito nel congelatore dalla crisi finanziaria.