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Finanza e Mercati In primo piano

L'exit strategy della Fed si incaglia nella crisi greca

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 10:05.

I test sono conclusi. Gli ingranaggi del programma sono oliati. Tutto è pronto: la Federal Reserve può iniziare da un momento all'altro a vendere sul mercato le obbligazioni legate ai mutui Usa. Si tratta di una montagna da 1.100 miliardi di dollari di bond, acquistati dalla banca centrale americana tra il 2009 e il 2010 per togliere il mercato dei mutui dalle sacche della crisi. Ma proprio ora che tutto è pronto, è la stessa Federal Reserve a frenare: in tanti si aspettavano che avrebbe iniziato a vendere da maggio (anche se la Fed non l'ha mai ufficialmente detto e al suo interno ha opinioni divergenti), ma non l'ha fatto. E, pensano gli esperti, probabilmente temporeggerà ancora un po' a causa delle attuali turbolenze dei mercati: scaricare sul mercato una tale montagna di titoli, che fino a poco tempo fa venivano in parte definiti "tossici", non è infatti una cosa da poco. «È ovvio che la Fed aspetterà un momento di minore incertezza sui mercati per avviare questo programma», spiega Art Certosimo, senior executive di Bank of New York Mellon, istituto che lavora al fianco della Fed in queste operazioni. Insomma: il capitolo più difficile della exit strategy sembra slittare. Causa Grecia. Causa crisi degli stati.

Facciamo un salto indietro nel tempo. Le obbligazioni legate ai mutui Usa (le cosiddette mortgage backed securities, in sigla Mbs) per decenni erano servite per aiutare le famiglie americane a comprare casa con mutui convenienti. Dopo essere stati erogati ai cittadini, i mutui venivano infatti impacchettati dalle stesse banche oppure dalle agenzie Freddie Mac e Fannie Mae all'interno di obbligazioni (le Mbs, appunto), che poi venivano vendute agli investitori. Questo meccanismo da un lato permetteva alle banche di togliersi dai bilanci i mutui erogati e dunque di erogarne altri; dall'altro permetteva ai clienti di trovare tassi d'interesse bassi perché c'era un mercato molto liquido dietro. Un sogno. Ma i sogni non durano mai. Così, nel 2007, la crisi partita dai mutui subprime (quelli meno affidabili) ha travolto l'intero mercato immobiliare e dei finanziamenti per la casa. Oltre, ovviamente, a travolgere tante banche e praticamente il mondo intero.

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Tags Correlati: Art Certosimo | Bank of New York Mellon | Fannie Mae | Fed | Freddie Mac | Mutui | Tom Graf

 

Così, a partire dal 2009, la Federal Reserve ha deciso di intervenire: ha iniziato ad acquistare le obbligazioni legate ai mutui, a partire da quelle con rating alti. L'idea era di supplire a un mercato che non c'era più, per ri-abbassare i tassi d'interesse dei mutui che stavano andando alle stelle. In un anno e 4 mesi, la banca centrale ha così comprato titoli Mbs per un ammontare totale di 1.100 miliardi di dollari. Una montagna, pari quasi al Pil di un paese come l'India. A vendere sono stati tutti i fondi, realizzando grossi guadagni: per tutto il 2009 hanno infatti ceduto alla Fed, a prezzi sempre più alti, titoli che avevano comprato a valori bassi. Ma questo toccasana per il mercato ha avuto un effetto negativo sul bilancio della Fed: ora la banca centrale Usa ha in pancia titoli per quasi 2.500 miliardi di dollari, di cui 1.100 miliardi legati ai mutui. Per questo ha deciso di rivenderli: l'obiettivo è di tornare lentamente alla normalità.

Qui viene il difficile. La Fed dovrà scaricare piano piano sul mercato quei titoli, stando però attenta a non deprimere il mercato e a non far tornare alle stelle i tassi dei mutui. D'altro canto i fondi d'investimento e i fondi pensione dovranno tornare a comprare. Lo faranno? Sono pronti a farlo? «Il mercato fornirà un supporto al programma della Fed – afferma Tom Graf di Bank of New York –. I fondi allo stato attuale hanno pochi Mbs in portafoglio, dopo averli venduti l'anno scorso, per cui compreranno se troveranno i prezzi convenienti rispetto ad altri titoli». Ma altri esperti sono meno fiduciosi: per esempio Pimco, il più grande fondo obbligazionario al mondo. L'anno scorso ha fatto utili a palate vendendo i mutui-bond alla Fed, ma ora non pensa ancora veramente di ricomprare. Motivo: i prezzi di questi titoli appaiono in molti casi tutt'ora troppo bassi. Anche per questo la exit strategy sembra rallentare. La Fed dovrà cogliere il momento buono per partire.

EXIT STRATEGY

Primary dealer credit facility
Le Autorità Usa hanno già avviato l'exit strategy, cioè la strategia di uscita dalle misure straordinarie approvate durante la crisi. In uno dei primi passi, è stata abbandonata la cosiddetta "Primary dealer credit facility": una misura di supporto per i primary dealer che ora non è più in uso, sebbene formalmente esista ancora.

Tarp
Anche il Tarp (Troubled Asset Relief Program) è stato sostanzialmente chiuso: le banche americane principali hanno già restituito i fondi presi. E il Governo ha realizzato profitti.

Titoli legati ai mutui
Ora deve iniziare la cessione dei bond legati ai mutui Usa (Mbs), comprati dalla Fed durante la crisi. I test per realizzare questo programma sono stati eseguiti con esito positivo, ma ancora il programma non è iniziato.

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