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«Avete 72 ore», ultimatum di Obama a Bp. E il dividendo a rischio fa crollare il titolo

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 19:51.

Titolo Bp ancora sotto tiro alla Borsa di Londra, oggi ha lasciato sul terreno il 4,43 per cento. Le vendite sono scattate sulla scia dei timori di un taglio del dividendo causato dalle forti pressioni del governo statunitense sul disastro ambientale del Golfo del Messico. Ancora peggio è andata a New York dove la multinazionale britannica ha perso addirittura il -16,14%, scendendo - riporta l'emittente Cnbc - ai minimi degli ultimi 14 anni. Gli investitori sono preoccupati per le conseguenze della marea nera nel Golfo del Messico.

L'amministrazione Obama ha lanciato mercoledì sera un ultimatum a Bp, nel timore che l'inquinamento del Golfo del Messico sia decisamente peggiore rispetto alle più catastrofiche delle previsioni. Il colosso petrolifero britannico dovrà svelare entro 72 ore i suoi piani per fermare la perdita nel Golfo, secondo una lettera ufficiale del coordinatore federale Thad Allen all' amministratore delegato della Bp Tony Hayward.

Come ha indicato lo stesso Allen nell'ormai consueta conferenza stampa quotidiana, la Bp installerà una nuova piattaforma galleggiante entro il 14 giugno nei pressi del pozzo, per affiancare la nave che recupera il greggio vomitato senza interruzione dal pozzo della Bp. Secondo Allen, ieri sono state pompati circa 15mila barili di petrolio, cioè la quantità massima che la nave della Bp è in grado di recuperare quotidianamente, e la nuova sarà in grado di recuperare almeno 8mila, e fino a 10mila barili, supplementari al giorno.

A fare i calcoli, cioè un totale di almeno 28mila barili da recuperare ogni giorno, si deduce che le perdite sono decisamente superiori alle previsioni, e non solo a quelle iniziali della Bp che parlavano di 5mila barili quotidiani.

Il magazine The Atlantic ipotizza addirittura l'esistenza di due altri pozzi che perdono nel Golfo del Messico. Il primo si trova ad 11 miglia dalla coste della Lousiana, il secondo non lontano dalla Deepwater Horizon, la piattaforma della Bp esplosa il 20 aprile provocando la morte di 11 operai.

Le due piattaforme in questione appartengono alla Taylor Energy Company: non si tratta di perdite di rilievo, soprattutto se paragonate a quella provocata dalla Bp, ma la domanda è un'altra, come rileva John Amos, il presidente della non profit della West Virginia SkyTruth. E cioè quanto sono comuni le perdite nel Golfo, e soprattutto se vengono segnalate alle autorità oppure se le compagnie fanno finta di nulla.

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Tags Correlati: Allen Thad | Borsa di Londra | Cnbc | Golfo del Messico | John Amos | Mercato azionario | Obama | Stati Uniti d'America | Taylor Energy Company | Tony Hayward

 

Hayward, di cui il New York Times chiede oggi le dimissioni, continua a dire che il gruppo ripulirà il Golfo e risarcirà tutti, ma l'amministrazione Usa sembra credergli sempre meno. La Bp comntinua a negare infatti che ci siano in profondità fiumi di petrolio che stanno uccidendo il mare, pur non essendo visibili. Ne sono invece convinti gli scienziati del governo americano

L'amministrazione Obama, ha fatto sapere ancora Allen, sta discutendo con Bp di un piano a lungo termine di cassa integrazione per i dipendenti della compagnia petrolifera. Un'incontro con i vertici del gruppo petrolifero avverà in questi giorni per parlare dei problemi di gestione inseguito all'incidente del 20 aprile.

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