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Finanza e Mercati In primo piano

Le banche Ue superano lo stress test

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2010 alle ore 08:06.

«Siamo convinti che la maggior parte delle banche europee sia in grado di assorbire le perdite causate dall'esposizione su Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna senza dover effettuare nuovi aumenti di capitale. E questo anche nel peggiore degli scenari». L'agenzia di rating Moody's non poteva esprimere con maggiore chiarezza il risultato dello «stress test» effettuato su 30 grandi banche europee (italiane incluse): la crisi degli stati, anche se dovesse peggiorare, non imporrà nuovi aumenti di capitale.

Per capire meglio: gli istituti di credito del Vecchio continente sono mediamente abbastanza solidi per far fronte anche al peggior scenario di crisi degli stati. Sebbene il «peggior scenario» non contempli un default o la ristrutturazione del debito di uno stato, perché secondo Moody's questa non è un'eventualità plausibile, il messaggio dell'agenzia di rating è inequivocabile: anche nella bufera le 30 banche – di cui non viene reso noto il nome per motivi di riservatezza – dovrebbero reggere bene. Le perdite ci saranno, certo. Ma non dovrebbero intaccare il capitale.

Questo studio nasce da un'esigenza di molti: capire quanto severamente la crisi europea possa colpire il mondo del credito. Dato che i governi hanno salvato le banche, ma queste ultime hanno finanziato i governi acquistando i loro titoli di debito, nelle ultime settimane il mercato ha iniziato a picchiare entrambi: istituti e stati. Perché sono legati gli uni agli altri da un gigantesco nodo di debito. Ma quanto stretto? Moody's ha provato, per la prima volta, a dare una risposta. L'analisi è partita dall'esposizione delle 30 banche che hanno fornito i dati sui quattro paesi ritenuti più a rischio: 100 miliardi di euro tra il settore pubblico e quello privato in Grecia, 200 miliardi in Portogallo, 170 in Irlanda e 940 in Spagna. Partendo da questi numeri, Moody's ha dunque cercato di capire cosa può succedere a queste banche se la crisi degli stati e quella del settore privato dovessero peggiorare.

Come detto, l'agenzia di rating non ha contemplato l'eventualità di un default di questi stati: «A nostro avviso non è uno scenario ragionevole, soprattutto ora che la Bce sta comprando i titoli di stato», afferma l'autore dello studio, Jean-Francois Tremblay. Ma l'agenzia ha comunque preso in considerazione, come peggior scenario, un crollo dei prezzi dei titoli di stato dei paesi Pigs di un ulteriore 25% rispetto ai minimi toccati a maggio. Per intenderci: ha ipotizzato che i bond della Grecia possano arrivare a un prezzo del 37,7% circa del valore nominale. Livello praticamente da default. Non solo. Moody's ha poi ipotizzato una crisi anche del settore privato in quei paesi: tagli negli investimenti aziendali, aumento della disoccupazione, crescita delle bancarotte.

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Tags Correlati: Bce | Dati di bilancio | Europa | Moody's | Pigs | Royal

 

Ebbene: anche in uno scenario di questo tipo – che Moody's continua a definire estremo e dunque poco probabile – le 30 banche reggerebbero bene. Mediamente le perdite, rapportate al capitale, sarebbero di 55 punti base a causa della Grecia, di 16 punti base per il Portogallo, di 55 per la Spagna e di 25 per l'Irlanda. Perdite sostenibili senza aumenti di capitale «considerando – si legge sullo studio – che la maggior parte degli istituti di credito ha un capitale regolamentare ben superiore al 9% e spesso vicino al 10%». Anche perché – sottolinea sempre l'agenzia di rating – le perdite sarebbero in ogni caso spalmate nell'arco di più anni. «Anche un crollo del valore di mercato dei titoli di stato – spiega Tremblay – avrebbe un impatto limitato, dato che le banche possono consegnarli alla Bce in operazioni di pronti/termine e possono dunque evitare di venderli per raccogliere liquidità». Insomma: in uno scenario estremamente negativo, anche le banche già oggi più deboli del campione avrebbero le carte in regola per stare in piedi senza aumenti di capitale. «Ovviamente – precisa Tremblay – questo non vale per gli istituti che già ora devono rafforzare il loro capitale».

Tutto bene dunque? Il crollo dei mercati a maggio e i timori sulle banche sono ingiustificati? Moody's implicitamente dice di sì. Secondo i calcoli del suo «stress test» – il primo fatto dopo la tempesta in Europa – solo se ci fosse una crisi «straordinaria» che colpisca contemporaneamente sia gli stati sia il settore privato in vari paesi, allora le banche avrebbero bisogno di «raccogliere capitale urgentemente». Ma questa ipotesi, secondo l'agenzia di rating, è più «fanta» che scienza. Ovviamente lo stress test di Moody's è riferito a sole 30 banche e non all'intero sistema finanziario europeo. Secondo i calcoli di Royal Bank of Scotland, l'esposizione complessiva su titoli pubblici e privati dei paesi Pigs degli investitori internazionali ammonta a 3.495 miliardi: una montagna. Se i calcoli di Moody's dovessero andare bene per tutto il settore finanziario, allora non bisognerebbe preoccuparsi. Ma questo nessuno lo sa.

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