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«Su Karstadt dialogo aperto con Generali-Pirelli»

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2010 alle ore 14:08.


«Dovremo arrivare a un accordo sugli affitti con i proprietari degli immobili in una settimana, altrimenti Karstadt andrà in liquidazione». Tempi stretti per Nicolas Berggruen, il finanziere tedesco-americano che la scorsa settimana si è aggiudicato la gara per rilevare la catena di grandi magazzini tedesca in amministrazione straordinaria. «Dobbiamo rivedere i contratti di affitto degli stabili a prezzi di mercato, perché al momento sono troppo alti e le attività non possono sopravvivere» spiega Berggruen in un'intervista esclusiva al Sole 24 Ore, aggiungendo: «abbiamo tempo fino al 20 giugno per arrivare a un accordo, altrimenti secondo la legge tedesca la società dovrà essere liquidata». Dall'altra parte del tavolo delle contrattazioni, nell'incontro previsto per inizio settimana, ci sarà Highstreet, partecipato al 51% da Goldman Sachs e al 49% dal consorzio, che vede Rreef di Deutsche Bank al 23,7%, Generali all'11% circa, Pirelli Re al 12% circa e Gruppo Borletti al 2,3 per cento.
Highstreet ha comprato gli immobili di Arcandor con investimenti ingenti, non crede che i soci saranno poco disposti a abbassare gli affitti di Karstadt?
Il consorzio ha acquistato gli immobili a prezzi elevati e per giustificarlo hanno posto affitti a prezzi superiori a quelli di mercato. L'acquisizione è avvenuta con un ricorso alla leva molto elevato e questo potrebbe giocare un ruolo nelle trattative, perché qualunque tipo di variazione degli affitti potrebbe avere un impatto sulla loro struttura finanziaria. È anche vero, però, che si tratta di immobili difficili da riconvertire nel caso saltasse l'accordo con Karstadt.
Se dovesse andare in porto la trattativa con Highstreet, come conta di risollevare il bilancio di Karstadt?
La società si è trovata ad affrontare una congiuntura difficile con affitti molto alti e un declino della domanda. Noi intendiamo fare del nostro meglio per far tornare la società alla profittabilità. Di certo, però, non taglieremo punti vendita e dipendenti.
Dopo un anno di amministrazione straordinaria il gruppo avrà bisogno anche di investimenti...
In quest'ultimo anno non si è investito nè soldi nè energie. Per invertire il calo dei ricavi dovremo rendere più freschi e giovani i punti vendita e attrarre così la domanda. I sindacati ci hanno assicurato il loro supporto per il rilancio, ma avremo bisogno anche della cooperazione delle istituzioni pubbliche.

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Tags Correlati: Generali | Gruppo Borletti | Heinz Berggruen | Highstreet | Italia | Martin E. | Metro | Nicolas Berggruen | Pirelli Re | Prezzi e tariffe | Prisa | Safilo

 

Ha trattative in corso con altri gruppi del settore per eventuali partnership, come Metro che si è detto pronto ad analizzare proposte?
Non abbiamo alcuna trattativa in corso perché vorrebbe dire spinn off o break up della società e noi invece intendiamo tenere il gruppo nelle attuali dimensioni.
Sta guardando ad altri investimenti in Europa?
Abbiamo appena portato a termine l'acquisizione del 50% del capitale di Prisa, il gruppo editoriale spagnolo che controlla il quotidiano El Pais, attraverso Liberty Acquisition Holdings, una Spac (Special purpose adquisition company, ndr) da 900 milioni di dollari che ho fondato con Martin E. Franklin e quotata a New York. In generale, comunque, siamo sempre alla ricerca di opportunità d'investimento.
Anche in Italia, dove l'anno scorso non è andata in porto l'acquisizione di Safilo?
Sarei davvero felice di tornare a investire in Italia qualora si presentassero buone opportunità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL FINANZIERE

NICOLAS BERGGRUEN
Nato 48 anni fa, Berggruen è figlio di Heinz Berggruen, uno dei più noti commercianti d'arte internazionali.
Il finanziere ha cominciato a investire in Borsa e nei fondi di private equity subito dopo la laurea. Arrivato al suo primo miliardo ha venduto casa e auto e vive ora in albergo. Intende inoltre lasciare la propria eredità in beneficienza e la collezione d'arte a un museo a Berlino.
Da sempre schivo, non è mai rientrato neppure nella classifica Forbes pur avendone tutti i titoli. Il suo patrimonio viene stimato attorno ai 3 miliardi di dollari e dal 2007 investe anche con il miliardario americano Martin E. Franklin, attraverso la spac Liberty Acquisition Holdings.

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