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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2010 alle ore 09:39.
Appuntamento fra venti giorni, data probabile il 23 luglio naturalmente a mercati chiusi. Da quando i capi di stato e di governo europei hanno dato il via libero politico alla pubblicazione dei risultati degli stress test bancari che vengono effettuati in queste settimane per verificare la "resistenza" degli istituti di credito a forti choc economici e finanziari, si sta concentrando la massima attenzione su contenuti, modi e tempi dell'operazione.
Stando al racconto di un alto funzionario europeo coinvolto nell'"operazione verità", si stanno vivendo momenti piuttosto complicati non molto diversi dai giorni in cui si trattava di costruire la ciambella di salvataggio della Grecia. Man mano che ci si avvicina al dunque, aumentano i segnali di cautela. Qualche giorno fa il banchiere centrale austriaco Ewald Nowotny ha detto chiaramente che «i governi devono comunicare quali misure mettono in cantiere per le banche che non risulteranno avere un rapporto capitale/asset del 6%»
La Bce vuole che questo rapporto sia superiore al 6% anche se la soglia legale è del 4% (tanto per dare un'idea oggi Deutsche Bank é oltre l'11%). L'iperprudente presidente della Commissione europea Barroso ha quasi dato uno choc agli imprenditori riuniti al Business summit di Bruxelles quando ha detto che i governi devono essere pronti a difendere la stabilità finanziaria come hanno dimostrato analoga determinazione per difendere l'euro. Con il lavoro in corso per testare il sistema bancario, non si trattava certo un richiamo formale.
Parallelamente, giorno dopo giorno vengono rilanciate indicazioni anonime, quindi indiscrezioni, secondo cui fra dieci e venti banche potrebbero risultare a corto di capitale se si verificassero gli scenari peggiori. La Germania si era battuta a lungo contro la pubblicazione dei risultati degli stress test l'anno scorso. Allora erano sotto tiro oltre venti gruppi bancari (per l'Italia Unicredit e IntesaSanPaolo) con attività transfrontaliere rilevanti.
I risultati non vennero pubblicati banca per banca, emerse solo un giudizio generico che più di così non si poteva: questo pezzo importante del sistema bancario europeo nel suo complesso poteva dirsi in condizioni ottimali in relazione a choc avversi. Non servì a rincuorare sull'effettivo stato di salute del settore, l'Europa fu attaccata dagli Stati Uniti, che avevano pubblicati i risultati del loro stress test e ricominciò a girare la ruota della sfiducia.