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Finanza e Mercati Azioni

Le Borse sono salite parecchio, ma nessuno ha capito il perché

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2010 alle ore 08:08.

Perché siano salite le borse questa settimana, e in maniera così forte, non l'ha capito nessuno.Nemmeno quelli che otto giorni fa lamentavano il forte «ipervenduto»; o quelli che a Wall Street spiegavano i livelli critici dell'S&P attorno a 1.030 punti. Soprattutto non l'hanno compreso quegli operatori che guardano ai fondamentali dell'economia: perché in settimana quasi tutti i dati macroeconomici sono stati peggiori del previsto, dall'indice non manifatturiero, alle scorte e alle vendite all'ingrosso. E se qualcuno avesse guardato ai flussi d'investimento, avrebbe capito ancor meno: perché Wall Street è salita del 5% dopo aver visto nei primi 7 giorni di luglio disinvestimenti dai fondi per 11,6 miliardi di $.

A guardare l'umore degli investitori si sarebbe temuto il peggio, con Robert Prechter, l'analista tecnico famoso per aver indovinato il crack dell'87, che studiando le onde di Wave dice di vedere il Dow Jones a mille punti tra un lustro o poco più (era a 10.196 ieri): a mille, come era tra il novembre e il dicembre dell'82, quando Yuri Andropov era succeduto al defunto Leonid Breznev e a Barney Clark venne impiantato il primo cuore artificiale. Persino gente serissima come Barton Biggs, ex capo analista di Morgan Stanley e ora apprezzato gestore di un hedge fund, ha detto di aspettarsi un'altra recessione: dopo che solo un mese prima aveva lamentato l'incomprensibile debolezza di Wall Street. Al pessimismo manifestato due settimane fa dal solito Nouriel Roubini e da Paul Krugman, si sono uniti strategist e analisti e parecchi di loro paventano adesso un double dip, una doppia caduta in recessione dell'economia.

E, poi, anche gente poco incline ai colpi di testa, come gli uomini di Goldman Sachs, s'è ritrovata un po' pessimista. Sostiene Jan Hatzius, il capo economista della banca americana, che «è già iniziato il rallentamento economico», che il Pil Usa del secondo semestre crescerà appena dell'1,5% annualizzato. Ed ecco che anche l'ufficio studi di Ubs ha finito per tagliare drasticamente le stime di utili per il 2010 e il 2011 e l'obiettivo dell'S&P: da 1.250 a 1.150, che significherebbe un minuscolo rialzo del 7% dai prezzi di ieri.

Nella primavera dello scorso anno, gli operatori ci avevano tormentato con le supposizioni sulla forma dell'incipiente ripresa economica e la maggior parte di loro la disegnava a "V" per significare che sarebbe stata rapida e consistente, quanto era stata violenta la precedente caduta. E proprio a "V" la dovevano prospettare per giustificare il repentino rimbalzo dei mercati azionari. Il tormentone attuale è invece la prospettiva del double dip che, non essendo per ora giustificata da nessun numero, ha la stessa razionalità delle previsioni del polpo Paul sui campionati del mondo: ma molte meno probabilità. La doppia caduta dell'economia, spiega l'ufficio studi di Thomson Reuters, è una eventualità così rara da essere capitata negli Usa solo 3 volte negli ultimi 160 anni. E inoltre mancano i requisiti che di solito annunciano ogni recessione: la crescita dei tassi d'interesse, una curva dei rendimenti invertita, l'aumento dei prezzi del petrolio e la caduta dei profitti per le società non finanziarie.

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Tags Correlati: Barney Clark | Borsa di Francoforte | Borsa Valori | Doug Kass | Focus | Jan Hatzius | Leonid Breznev | Mercato azionario | Nasdaq | Paul Krugman | Reuters | Robert Prechter | Standard and Poor's | Wall Street | Yuri Andropov

 

Chi scrive si sente più vicino alla tesi di un rallentamento della crescita e non certo a quella di una recessione. Resta da capire se l'attuale valutazione delle borse stia sostanzialmente scontando questo scenario. Secondo il consenso sugli utili (Thomson Reuters), Wall Street avrebbe ampi spazi per crescere con utili dell'indice S&P500 stimati a 82 $ nel 2010 e ottimisticamente a 96,4 nel 2011. La campagna delle trimestrali che inizierà lunedì non dovrebbe riservare sorprese e più che i risultati in sè interesseranno le indicazioni lanciate dalle aziende. Il dilemma riguarda gli utili 2011 sui quali sono già iniziate le revisioni al ribasso (a 90 $ circa per Ubs e Doug Kass).

In settimana l'S&P 500 ha guadagnato il 5,4% (5% il Nasdaq) e lo Stoxx il 5,4% (7,4% Milano, 6,2% Parigi, 6,1% Londra, 4% Francoforte), il Nikkei il 4,1 per cento.

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