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Finanza e Mercati In primo piano

Ma il vero nodo rimane Basilea3

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2010 alle ore 08:07.

di Morya Longo Un risultato gli stress test sulle banche europee l'hanno già ottenuto: hanno paradossalmente regalato un po' di relax alle borse. Dal 29 giugno gli istituti di credito europei hanno infatti guadagnato sui listini più del doppio dei loro concorrenti americani: l'8% contro il 3,5%. Incredibile per un test di cui poco si sa, su cui la confusione regna sovrana e su cui ogni analista dice la sua. Evidentemente sono bastate le generiche rassicurazioni delle Autorità. Oppure il mercato crede poco in questi test, per cui approfitta delle generiche rassicurazioni per acquisti o ricoperture di breve periodo. Anche perché, oltre a non conoscere i risultati, non si sa neppure quanto le banche siano state "stressate".

Se questi test fossero troppo blandi, potrebbero servire solo a dare un «sei politico» al sistema bancario europeo. In tal caso non servirebbero a nulla. Se invece fossero adeguatamente severi, potrebbero aiutare le Autorità a "tarare" bene le regolamentazioni bancarie future. Il che farebbe una bella differenza. La vera partita è infatti un'altra: si gioca a Basilea e riguarda la riforma degli accordi sul capitale delle banche.

Questa consapevolezza sembra essere presente anche nelle Autorità. Alcuni parametri usati per lo stress test sono infatti molto simili a quelli previsti dall'attuale bozza di riforma degli accordi di Basilea. Pare che gli stress test abbiano per esempio calcolato il rischio di liquidità: che siano cioè andati a verificare quanti giorni ogni singola banca può stare in piedi nel caso di un mercato interbancario bloccato. Ebbene: questo test – se così fosse – assomiglierebbe molto ai coefficienti di liquidità allo studio con la riforma di Basilea 3. I nuovi accordi sul capitale delle banche introducono infatti nella versione attuale il cosiddetto «liquidity coverage ratio» (soprannominato «Lehman ratio»): si tratta di un indicatore che imporrà alle banche proprio di tenere da parte una certa riserva per far fronte a tutti i rimborsi in caso di blocco del mercato interbancario per 30 giorni.

Le indiscrezioni lasciano intendere che le banche italiane abbiano passato bene questo test, mentre quelle tedesche pare abbiano dato qualche risultato deludente. Ma questo – dato che si tratta di indiscrezioni – per ora importa poco. Quello che conta è altro: se lo stress test fosse andato a verificare ipotesi estreme su questo fronte, mischiando i risultati con uno scenario di frenata economica, allora potrebbe veramente aiutare le Autorità a "tarare" Basilea 3. Il timore condiviso da più parti è che i nuovi accordi sul capitale siano così stringenti da causare una riduzione dei crediti alle imprese e dunque una frenata economica. Mischiare alcuni requisiti di Basilea con ipotesi di rallentamento del Pil potrebbe dunque dare indicazioni più nitide su questo timore. E, integrando i questionari (Qis) già inviati agli istituti, aiutare le Autorità a fare le scelte giuste.

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Tags Correlati: Basilea | Borsa Valori | Sanità

 

Per rispondere, però, bisognerebbe sapere come sono stati realizzati gli stress test. E, soprattutto, bisognerebbe sapere come saranno calibrati i risultati: sulle regole di Basilea 2 oppure su quelle previste da Basilea 3? Gli esiti, infatti, cambierebbero: dato che Basilea 3 è più stringente, le banche promosse con i parametri dell'attuale normativa potrebbero avere coefficienti patrimoniali da "bocciatura" con i parametri futuri.

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