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L'Abi: il credito in Italia terrà l'urto della crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2010 alle ore 07:49.

ROMA - Nel contesto di una crescita del Pil italiano dello 0,9% nel 2010 e dell'1,2% nel 2011-2012, la prospettiva per le banche italiane è di «tenuta dei conti»: l'utile netto quest'anno è proiettato verso il ritorno al positivo con una «sostanziale stabilità» crescendo dell'1,5% dopo le drastiche riduzioni del 56% e del 28% nel 2008-2009. Il sistema bancario italiano inoltre si presenta oggi all'appuntamento degli stress test con elementi di solidità migliori della media europea. Nell'ultimo trimestre il miglioramento del rafforzamento patrimoniale (core Tier One) delle banche italiane è stato superiore a quello medio registrato dai principali gruppi bancari europei.

E sotto il profilo dei rischi sul portafoglio di attività estere - essenzialmente i bond governativi colpiti dalla crisi del debito sovrano -, il posizionamento dell'industria bancaria italiana «risulta molto buono», con incidenza sulle perdite attese sul patrimonio di oltre tre volte inferiore alla media europea.
Sono queste alcune delle conclusioni del rapporto Afo-Financial outlook diffuso ieri dall'Associazione bancaria italiana. La tenuta del sistema bancario italiano emerge già negli anni peggiori della crisi, il 2008 e il 2009. «In Italia il credito alle imprese è cresciuto significativamente di più che nella media dell'area dell'euro», evidenzia lo studio in riferimento all'ultimo biennio della crisi durante il quale «l'andamento dei tassi testimonia l'assenza di tensioni» e quindi di credit crunch. La dinamica del rischio creditizio, sia pur in crescita, è stata inferiore a quanto prevedibile e l'aumento della raccolta da clientela residente si è mantenuta «solida». Le banche si sono costruite un «ampio portafoglio di liquidità secondaria» e a fine 2009 il Tier 1 ratio era pari al 9% del complesso delle attività ponderate per il rischio. Il capitale e le riserve nel prossimo triennio, è la stima del rapporto, «sono attesi in crescita tra il 7 e il 10%», equivalenti a oltre 75 miliardi di euro di nuove risorse accumulate dalle istituzioni finanziarie.

La gravità della crisi e la «severità della recessione» degli ultimi due anni, tuttavia, hanno inciso in maniera forte sul lato delle sofferenze che guardando avanti, al netto delle svalutazioni, segneranno una crescita del 40% nel 2010, del 12% nel 2011 e dell'1% nel 2012. Valutate in rapporto agli impieghi, le sofferenze nette evidenzierebbero secondo il rapporto di previsione Afo un progressivo e graduale peggioramento fino a segnare il punto massimo del 2,9% nel 2011, più alto dell'1,2% rilevato nel 2008. Rivedendo le previsioni con «una sorta di piccolo stress test», e dunque in un uno scenario meno favorevole (Pil italiano invariato nel 2010 e in lieve crescita +0,5% e +0,9% nel 2011-2012), nell'analisi diffusa dall'Abi l'utile netto diminuirebbe di circa il 60% nel 2010 per tornare in positivo nel biennio successivo. Nel dibattito che si è tenuto ieri in occasione della presentazione del rapporto, infatti, sono state messe in evidenza più le ombre che le luci del futuro, con l'incognita del tasso di crescita mondiale, europeo e italiano, un possibile aumento dei tassi sulla raccolta bancaria e dei costi al rialzo per l'implementazione di nuove regole. «Il sistema bancario italiano, è più solido rispetto ad altri paesi», ha tagliato corto il capoeconomista del ministero dell'Economia Lorenzo Codogno. (I.B.)

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