Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2010 alle ore 09:28.
CANBERRA
Le piccole compagnie minerarie tornano all'attacco della tassa sui superprofitti minerari in Australia. A guidare la rivolta è Andrew "Twiggy" Forrest, ceo di Fortescue Minerals Group. Forrest ha annunciato che le piccole e medie imprese del settore riavvieranno la campagna pubblicitaria contro la nuova imposizione fiscale, ridenominata Mineral Resources Rent Tax (tassa sulle concessioni di risorse minerarie), dopo una pausa causata dalle contrattazioni tra l'industria del settore e il nuovo premier australiano Julia Gillard. La loro paura è che le prossime elezioni, che si terranno il 21 agosto, portino a un rafforzamento dei Verdi al Senato e a un inasprimento delle condizioni per le società junior.
I "piccoli" sono anche insoddisfatti perché Gillard in giugno ha strappato ai big del settore – Rio Tinto, Bhp Billiton e Xstrata – un accordo sulla tassa senza consultarli. Successivamente, in un incontro avuto con il ministro delle Risorse Martin Ferguson, una delegazione di piccole società attive nei minerali ferrosi ha avanzato quattro proposte: un innalzamento della soglia a partire dalla quale le società sono tassate, da 50 a 100 milioni di dollari australiani (78 milioni di euro); una modifica del calcolo dell'attuale imponibile «in modo da riflettere più da vicino il costo dell'indebitamento» (l'ultima versione della tassa lo calcola sulla base dei profitti eccedenti il rendimento dei bond di lungo periodo del Tesoro australiano, maggiorato del 7%); la reintroduzione del rimborso sulle spese per esplorazioni; l'esenzione per i progetti nella magnetite, a causa degli alti costi di trasformazione richiesti in superficie.
Il governo, che non si è ufficialmente impegnato a valutare nessuna di queste proposte, ha deluso le aspettative dei piccoli, riuniti nella Association of Mining and Exploration Companies, che ora sono tornati sul piede di guerra: «Le piccole e medie imprese – ha commentato Forrest – sono fonte della maggior parte delle opportunità di crescita per tutti gli australiani. Eppure il governo ci chiede di aspettare pazientemente dopo le elezioni, mentre i big hanno già ottenuto quello che chiedevano. Questa situazione è francamente insostenibile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA