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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2010 alle ore 08:03.
LONDRA. Dal nostro corrispondente
Aveva promesso lo sguardo puntato come un laser su sicurezza e affidabilità, se ne va sotterrato dal peggiore disastro ambientale che l'America ricordi. Tony Hayward, 52 anni, abile manager nel mondo del petrolio, travolto da un infausto destino, scritto nelle acque del Golfo del Messico, lascerà al più tardi in ottobre la guida operativa di Bp. Oggi il consiglio di amministrazione annuncerà l'addio, dopo tre tribolatissimi anni, del ceo che fu l'ombra di Lord Browne e dal quale prese il comando del colosso petrolifero. Resterà, probabilmente, il presidente Carl Henric Svanberg, graziato fino ad ora dalle critiche americane, ma poco apprezzato in Gran Bretagna per la debole difesa inalberata a tutela di Bp. Arriverà, sicuramente, l'americano Bob Dudley, con un predigree di tutto rispetto soprattutto per la platea statunitense. Nato a New York 55 anni fa, ma cresciuto in Mississippi, Dudley ha un accento che meglio s'intona con il mondo americano e soprattutto quello del sud degli Usa, dove la marea nera è minacciosa e dove potrà dimostrare la sensibilità che il britannico Hayward non ha saputo trasmettere.
Già oggi, lo ricordiamo, Bob Dudley è impegnato a gestire la crisi negli Usa. «È il mio segretario di stato», aveva detto di lui Tony Hayward, premier che, la metafora vuole, si risvegli scalzato dal suo ministro degli esteri. Sarà Dudley, quindi, il ceo e, nemesi di una storia che affonda nella fredda Russia, Tony Hayward assumerà alcune funzioni che furono del manager americano. Bob Dudley era l'astro già nato del management di Bp, proveniente da Amoco e issato nella delicata posizione di ceo per Tnk Bp, la joint venture anglo russa che Vladimir Putin avvertì essere nata sotto una cattiva stella, divisa com'era, 50 e 50, fra inglesi e russi. Nessuno davvero al comando, anche se Bob Dudley al comando credeva di esserci. Il Cremlino spinse tanto, facendo sprofondare le relazioni Londra-Mosca, fino a quando Bob Dudley se ne dovette andare. Sconfitto in una partita ad alto tasso politico. Tanto sconfitto da essersi giocato qualsiasi chance, che taluni gli attribuivano, di succedere a Lord Browne.