Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2010 alle ore 09:17.
Da ragazzino reso orfano da Mao e leader delle proteste di piazza Tienanmen, a successore di Warren Buffett, dall'altra parte del mondo, alla guida dell'impero finanziario Berkshire Hathaway. Non è una favola. È invece l'ultimo sogno dello stesso Oracolo di Omaha. Che, come si conviene ai presagi di oracoli che si rispettino – e Buffett non ha rivali a Wall Street – sembra pronto ad avverarsi.
L'improbabile eroe di questa odissea dei nostri giorni è Li Lu, 44 anni, cinese di nascita, americano d'adozione, gestore di hedge fund di professione. E ora in pole position per prendere le redini di almeno parte del più ambito tesoro dell'alta finanza, un portafoglio da cento miliardi di dollari con partecipazioni da American Express a Coca-Cola, da Glaxo al Washington Post. Fino al 10% nel gruppo cinese di batterie al litio Byd.
È stato proprio Byd, ha rivelato il Wall Street Journal, il biglietto da visita capace di far entrare Lu nelle grazie di Buffett, che a 80 anni da tre sta ormai cercando degni eredi. Dietro raccomandazione del gestore, divenuto amico del braccio destro dell'Oracolo di Omaha, l'86enne Charlie Munger, Berkshire investì nel gruppo 232 milioni nel 2008. Due anni dopo guadagna 1,2 miliardi.
Dal 1998 gli hedge capitanati da Lu vantano rendimenti annuali del 26,4%, contro il 2,25% dell'indice S&P 500. E nonostante qualche passo falso, un calo del 13% quest'anno, dal decollo nel 2004 il suo ultimo fondo è in rialzo del 338 per cento. Abbastanza da meritarsi gli elogi espliciti di Buffett e collaboratori per l'acume. «Diventerà un top executive di Berkshire» ha detto Munger al Journal. Buffett in persona ha sorvolato sulla propensione di Lu per il settore tecnologico, abitualmente evitato da Berkshire, e sottolineato di vedere in lui doti essenziali, quelle di saper affrontare «problemi inediti». Anche se la poltrona dell'Oracolo, quando scatterà un cambio della guardia ancora solo ipotizzato, potrebbe essere sdoppiata per limitare i rischi: un amministratore delegato e uno o più dirigenti, quali Lu, per gli investimenti.
Ma l'improbabile saga di Lu è ricca di colpi di scena da ben prima dell'investitura di Buffett. Nato a Tangshan nel 1966, ha fatto a meno dall'età di nove mesi del padre ingegnere e della madre, arruolati a forza nei programmi di rieducazione della rivoluzione culturale. Fu affidato a famiglie adottive finchè, dopo un terremoto che ne fece strage, a dieci anni tornò da alcuni parenti. Spinto dalla nonna, si gettò negli studi fino alla laurea in fisica a Nanchino. E nel 1989 si recò a Pechino e contribuì a organizzare le dimostrazioni studentesche pro-democrazia a Tienanmen. La repressione lo portò in Francia e a New York, dove fu accolto a braccia aperte: un contratto per un'autobiografia e borse di studio che lo aiutarono a ottenere tre lauree alla Columbia University, economia, legge e business. Alla Columbia risale il primo incontro a distanza con Buffett: una sua lezione nel 1993 lo convinse a tentare la strada della finanza. Da studente scommise e guadagnò con i suoi risparmi, in seguito entrò a Donaldson, Lufkin & Jenrette e lanciò l'hedge Himalaya Partners. I contatti influenti - e disposti a investire - non gli difettavano grazie alla reputazione di dissidente: dall'ex chairman di Random House, e fondatore di Human Rights Watch, Bob Bernstein, a Sting. Impegnata in crociate umanitarie era anche Jane Olson, moglie d'un esponente del board di Berkshire che invitò Lu a cena con Munger in California. Munger rimase folgorato: gli affidò inizialmente soldi di famiglia. Nel 2002 la prima puntata su Byd, allora in difficoltà ma poi azienda leader, con attività nell'auto elettrica e un terzo del mercato globale nelle batterie al litio-ion per cellulari.