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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2010 alle ore 08:01.
Sanofi-Aventis, il colosso farmaceutico francese, ha messo sul piatto più di 18 miliardi di dollari per aggiudicarsi Genzyme, società americana biotech. Ma la cifra potrebbe non bastare. Sanofi-Aventis, sesto gruppo a livello mondiale nel settore, finanziariamente sano, ma con urgenti necessità di diversificazione, potrebbe essere costretto ad alzare la posta. O, comunque, a ricorrere a una faticosa Opa ostile.
È stato il Wall Street Journal ieri a pubblicare per primo la notizia di una lettera ufficiale inviata dai vertici di Sanofi-Aventis a quelli di Genzyme, per mettere nero su bianco una prima offerta. Sono disponibili a pagare 69 dollari per azione, come dire 18,4 miliardi di dollari per ottenere il controllo dell'azienda, numero uno nel mondo per i farmaci che curano malattie genetiche. Nessun commento diretto da Sanofi-Aventis, ma il contenuto della lettera è stato confermato ieri da più parti. 69 dollari ad azione significa il 30% in più della chiusura del titolo Genzyme dello scorso 22 luglio, giusto alla vigilia delle rivelazioni sulla stampa sull'interesse nutrito dal gruppo francese per la società. Da allora l'azione ha preso il volo superando i 70 dollari.
Genzyme si accontenterà dell'offerta? E soprattutto alcuni dei suoi azionisti, quali Carl Icahn e Ralph Whitworth, particolarmente «tosti» e decisi a spuntare un buon prezzo per le loro quote? A dire il vero, sembra proprio di no. Secondo le voci che circolavano ieri negli ambienti finanziari parigini e a New York, i principali azionisti di Genzyme vorrebbero almeno 80 dollari, che era poi il livello dell'azione fino a quando, l'anno scorso, uno stabilimento dell'azienda a Boston fu teatro di un grave problema di contaminazione, limitando la capacità produttiva del gruppo, che solo ora sta faticosamente risalendo la china. Il Cda di Sanofi-Aventis avrebbe autorizzato un'offerta solo fino a 70 dollari, ma questa potrebbe essere rivista al rialzo secondo la maggior parte degli analisti. Ritengono che, pure a 80 dollari, l'acquisizione di Genzyme si rivelerebbe in prospettiva un buon affare per Sanofi-Aventis.
Il colosso francese ha presentato gli ultimi dati finanziari pochi giorni fa. L'utile netto è cresciuto nel secondo trimestre a 2,478 miliardi di euro, il 7,6% in più su base annua. Ma Sanofi-Aventis è minacciata su vari segmenti produttivi dall'arrivo prossimo sul mercato di generici di gruppi concorrenti. Insomma, deve diversificare, obiettivo perseguito da tempo da Chris Viehbacher, arrivato alla guida di Sanofi-Aventis alla fine del 2008. L'anno scorso ha promosso 33 fra acquisizioni e alleanze con altre aziende farmaceutiche, prendendo, fra gli altri, il controllo di Chattem, importante fabbricante di generici, per 1,9 miliardi di euro. Per accaparrarsi Genzyme ce ne vorranno molti di più. La borsa di Parigi, in attesa di nuove mosse, resta prudente. Ieri l'azione Sanofi-Aventis ha guadagnato lo 0,57%, salendo a 45,670 euro.