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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 08:00.
Dopo almeno diciotto mesi di rinvii, legati a difficoltà tecnologiche, problemi ambientali e considerazioni di ordine economico, Goro ha finalmente iniziato a produrre: il maxi deposito di nickel in Nuova Caledonia – capace di soddisfare da solo il 4-5% della domanda mondiale del metallo – è ancora in fase di test. Ma la brasiliana Vale, che ne è proprietaria, ha comunicato che conta di renderlo operativo «entro la fine dell'anno».
La maggior parte degli analisti continua a prevedere che nel 2010, per la prima volta in quattro anni, il mercato del nickel registrerà un deficit di offerta: un sondaggio tra 17 esperti condotto dalla Reuters in luglio indicava un possibile gap tra produzione e consumi di 32mila tonnellate, destinato a ridursi – ma non a sparire – nel corso del 2011. La notizia di un prossimo avvio di Goro, tuttavia, potrebbe modificare gli sviluppi sul mercato. Anche perché arriva a poche settimane da un altro importante annuncio della stessa Vale: dopo oltre un anno di scioperi, gli impianti canadesi della ex Inco torneranno in settembre alla piena produzione. A Sudbury e Port Colborne, in Ontario, la società ha da poco siglato coi lavoratori un nuovo contratto quinquennale. A Voisey's Bay, nella provincia di Newfoundland e Labrador, lo sciopero invece continua, ma Vale ha assicurato di essere riuscita a ripristinare comunque la piena operatività, facendo ricorso a manodopera esterna.
Le attività canadesi, nel complesso, riporteranno sul mercato qualcosa come 140mila tonnellate l'anno di nickel raffinato: più del doppio del già enorme quantitativo atteso da Goro (58mila tonn. l'anno di nickel e 4mila di cobalto a regime).
E non è finita qui. Nei prossimi mesi dovrebbe entrare in funzione anche il giacimento brasiliano di Onca Puma, della stessa Vale (58mila tonn/anno) e, a seguire, altri progetti di analoghe dimensioni, come Ambatovy in Madagascar e Ramu in Papua Nuova Guinea.
Anche la domanda del metallo sta rimbalzando: l'Economist Intelligence Unit, in un rapporto fresco di stampa, prevede che i consumi crescano addirittura del 9,8% quest'anno, a 1,44 milioni di tonnellate, e di un altro 5,8% il prossimo (anche se la domanda di Usa, Ue e Giappone resterà inferiore ai livelli del 2006). Dopo un'intensa fase di ristoccaggio, che ha sostenuto la produzione, l'industria dell'acciaio inox – che assorbe due terzi dell'offerta di nickel – mostra tuttavia qualche segnale di debolezza. Lo scenario economico deteriorato ha già indotto la spagnola Acerinox e la finlandese Outokumpu a rallentare gli impianti nel trimestre in corso.