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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 08:30.
Brusca frenata per le Borse di tutto il mondo. Tutti i principali listini arretrano subendo i timori sulla ripresa negli Usa recentemente certificati dalla Federal Reserve e l'Europa manda in fumo oltre 103 miliardi di euro di capitalizzazione.
Le vendite si intensificano dopo la diffusione del dato sul deficit della bilancia commerciale americana, salito in giugno a quota 49,9 miliardi di dollari da 41,98 in maggio. Il deficit di giugno è il maggiore degli ultimi 21 mesi. Nel mese il disavanzo con la Cina è salito del 17% a 26,15 miliardi, massimo dall'ottobre 2008.
Sul fronte degli scambi bilaterali, in giugno i saldi sono peggiorati nei rispetti di tutti i principali partner commerciali. Il deficit rispetto all'Unione Europea è salito del 26% a 7,76 miliardi mentre quello con il Giappone è salito del 45% a 5,25 miliardi.
Dopo il deciso aumento del deficit commerciale, gli economisti di Barclays hanno deciso di tagliare le stime sul dato finale del Pil Usa del secondo trimestre. Un taglio drastico: l'economia americana crescerebbe dello 0,3%, meno rispetto alle precedenti previsioni di +1,6% e al dato ufficiale (+2,4%). Per gli economisti dei Barclays, il forte aumento delle importazioni Usa nel mese di giugno, non è necessariamente un segnale della ripresa dei consumi perché «drogato» dall'aumento del 53,2% registrato dalla componestica per l'aviazione civile: «un voce molto volatile dell'import, a maggio era scesa del 48,9%».
Il quadro poi si completa con il taglio delle stime di crescita della Gran Bretagna, annunciato dalla Banca d'Inghilterra. Il governatore Mervyn King ha parlato di alta incertezza che grava su Usa e Europa. Intanto in Germania, nonostante la ripresa economica i dati dei tribunali sui primi cinque mesi del 2010 hanno evidenziato una perdurante crescita delle insolvenze tra famiglie e privati.
A questo poi si aggiunge rallentamento della crescita cinese e la nuova fiammata dell'inflazione che ha superato il 3 per cento. Il caro vita è un tema a cui le autorità cinesi sono particolarmente attente, in quanto è ritenuta destabilizzante, e questi sviluppi potrebbero spingere Pechino a essere ancor più restrittiva nel rimuovere stimoli alla crescita. Insomma il quadro macroeconomico non è certo roseo e le Borse ne soffrono mettendo a segno il calo più brusco da giugno per il Mcsi global index, che comprende tutti gli indici borsistici del mondo.