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In aula l'inchiesta sulle tlc Scaglia rinviato a giudizio

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2010 alle ore 08:01.


Inizierà il 2 novembre il processo a Silvio Scaglia e ad altri 35 indagati dell'inchiesta sul maxi-riciclaggio da 2 miliardi di euro che ha coinvolto gli ex vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle (Tis) in carica tra il 2003 e il 2007. Lo ha stabilito ieri il gip Maria Luisa Paolicelli, che ha accolto 36 delle 37 richieste di giudizio immediato avanzate dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai pm Giovanni Bombardieri, Francesca Passaniti e Giovanni Di Leo. Oltre a Scaglia, saranno processati l'ex a.d. di Tis, Stefano Mazzitelli, e altri cinque ex manager delle due compagnie telefoniche, nonché Gennaro Mokbel, considerato l'artefice della frode, e la moglie Giorgia Ricci.
Associazione a delinquere finalizzata all'elusione fiscale il reato ipotizzato per Scaglia, Mazzitelli e gli altri manager: Massimo Comito, per Tis e, per Fastweb, Giuseppe Crudele, Bruno Zito, Roberto Contin e Mario Rossetti. Il gip ha invece respinto la richiesta di giudizio immediato per l'ex manager di Tis Antonio Catanzariti (ancora in carcere per associazione a delinquere) perché lo scorso 1 agosto ha ottenuto la revoca per scadenza dei termini della misura cautelare emessa nei suoi confronti per elusione fiscale . In base alla legge, in tale caso, venendo meno la misura detentiva per il reato a cui è finalizzata l'associazione a delinquere, si deve procedere col rito ordinario. Per questo motivo il gip Paolicelli ha respinto le analoghe richieste dei legali degli altri manager: per loro sono ancora in vigore entrambe le misure cautelari.
Una decisione che i legali hanno mal digerito. «Siamo alla follia - commenta Fabrizio Merluzzi, avvocato di Mazzitelli e Comito - Catanzariti, ancora detenuto a Rebibbia, sarà processato col rito ordinario, e i miei assistiti, che sono ai domiciliari, col giudizio immediato. Sono cose che succedono solo in Italia». Di analogo tenore la reazione dell'avvocato Piermaria Corso che difende Scaglia con Antonio Fiorella: «Il codice parla chiaro: se l'indagato non è sotto custodia cautelare per tutti i capi di contestazione, ma almeno per uno di questi sono decorsi i termini di detenzione, prevale il rito ordinario. È il caso di Scaglia e di molti altri ex manager. Dimostreremo che Scaglia è innocente e che i capi di imputazione a suo carico non sono giustificati da nessuna prova».

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Tags Correlati: Aldo Morgigni | Fastweb | Finmeccanica | Giancarlo Capaldo | Giorgia Ricci | Giovanni Bombardieri | Giovanni Di Leo | Italia | Maria Luisa Paolicelli | Silvio Scaglia | Telecom

 

Le indagini, partite nel 2006, hanno portato alla luce un giro di fatturazioni per servizi telefonici inesistenti da 2 miliardi di euro, con una danno all'erario di 360 milioni. Per questo motivo, lo scorso 23 febbraio, sono scattate le manette per 56 persone. Tra loro, Scaglia, Mazzitelli, adesso ai domiciliari, e Mokbel, ancora in carcere. Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Aldo Morgigni definì la vicenda «una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale».
Intanto ieri, Marco Toseroni, mente finanziaria della maxi-truffa, è stato interrogato di nuovo in carcere sul filone di indagine relativo all'affare Digint, l'operazione che alla fine del 2007 portò il gruppo di Mokbel a rilevare il 25% della società dalla lussemburghese Financial Lincoln, che fondò Digint il 28 maggio 2007 e tre giorni dopo scese al 51%, per far spazio a Finmeccanica. Toseroni ha ribadito che gli uomini di Mokbel si relazionarono sempre e solo con Lorenzo Cola, l'ex consulente esterno di Finmeccanica arrestato l'8 luglio, e mai direttamente con i vertici del gruppo.
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L'INCHIESTA

Le accuse a Silvio Scaglia
Il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia è accusato di associazione a delinquere finalizzata all'elusione fiscale. Il manager è stato arrestato nel corso dell'inchiesta sul maxi-riciclaggio da 2 miliardi di euro che ha coinvolto gli ex vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle (Tis) in carica tra il 2003 e il 2007. Il manager è stato rinviato a giudizio. L'avvocato Piermaria Corso che lo difende ha spiegato ieri che «dimostreremo che Scaglia è innocente e che i capi di imputazione a suo carico non sono giustificati da nessuna prova»

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