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Finanza e Mercati In primo piano

Sono italiane le banche meno esposte all'estero

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2010 alle ore 09:33.

Le banche italiane sono tre volte meno esposte sull'estero rispetto alla media delle banche europee. La rassicurante notizia arriva dall'Abi, l'associazione bancaria italiana, che in verità ha rilanciato ieri con enfasi un dato già contenuto nel rapporto Afo Financial Outlook pubblicato dal proprio centro studi nel luglio scorso. Poichè da qualche mese a questa parte l'attenzione dei mercati è concentrata sul rischio default dei debiti sovrani, il centro studi aveva deciso di cominciare a valutare la rischiosità dell'attivo estero dei maggiori sistemi bancari europei.

Il risultato che ne è emerso è confortante per l'Italia, anche se va osservato che il sistema del credito italiano presenta una consistenza degli attivi all'estero nettamente inferiore rispetto a quella delle banche dei maggiori Stati europei. Il rapporto ha cercato di stimare le perdite attese (presumibilimente nel triennio 2010-12 cui si riferisce il rapporto) dai diversi sistemi bancari europei sui rispettivi portafogli esteri in rapporto alla relativa consistenza patrimoniale.

«L'interazione tra il rischio paese e il livello di esposizione - spiega la nota diffusa ieri - determina una perdita attesa sull'esposizione estera del capitale in percentuale decisamente più bassa in Italia (3%), contro l'8,2% dell'area euro e il 18,2% della Germania».

La sintesi del rapporto Afo diffuso a luglio spiega che per l'analisi sono stati usati «i dati della Banca dei regolamenti sulle esposizioni nei confronti dei vari paesi» incrociandoli «con una misura data dai premi sui credit default swap». Nel caso specifico sono stati presi i dati Bri di fine 2009 e la quotazione media dei Cds della prima decade di giugno. La conclusione cui arriva il rapporto è che «nonostante l'attuale fase di forte tensione finanziaria le perdite attese non sarebbero tali da modificare sostanzialmente il giudizio complessivo sulla solidità dei sistemi bancari europei». Per quanto riguarda la bassa esposizione del sistema italiano, il rapporto conclude spiegando che questo è dovuto sia ad un basso effetto leva (definito dal rapporto tra consistenza del portafoglio estero e dotazione patrimoniale) sia da una composizione territoriale del portafoglio meno rischiosa della media europea.

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Tags Correlati: Abi | Dati di bilancio | Germania | Grecia | Italia | Portogallo | Spagna

 

Tutte queste affermazioni sono interessanti e rassicuranti, ma non si può negare che una presenza più limitata all'estero inevitabilmente comporta rischi minori, se non altro perchè garantire adeguati livelli patrimoniali alle controllate estere è tanto più oneroso quanto queste sono più grandi. Il rapporto evidenzia che le potenzialità di perdite attese sono più elevate in Germania (18,2%), Francia (10,4%), Olanda (10,3%), Belgio (7,9%), mentre anche Grecia, Spagna e Portogallo - i paesi più esposti al rischio default - hanno potenzialità di perdite su attività estere maggiori dell'Italia.

Guardando i dati della Bri su cui è stata condotta l'analisi, emerge però che a fine 2009 il sistema bancario tedesco aveva attività all'estero per 3.130 miliardi di dollari, quello francese per 2.576 miliardi, quello olandese per mille miliardi e quello belga per 841 miliardi: una classifica che risulta curiosamente nello stesso ordine del rischio perdite su attività estere per le banche di quei paesi. L'Italia presenta attività per 598 miliardi, in linea con la Spagna che nel rapporto ha perdite potenziali del 4,5 per cento. La Grecia presenta attivi per 239 miliardi, rispetto a perdite del 4,3% mentre per il Portogallo la percentuale sale al 6,3% a fronte di attività per 161 miliardi.

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