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Finanza e Mercati In primo piano

La ripresa europea è meno fragile di quella americana

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2010 alle ore 08:07.

Se molti indizi costituiscono una prova, non solo la ripresa europea è meno fragile di quella americana, ma soprattutto inizia ad assumere i contorni, e la sostanza, di una rinascita che autorizza un timido ritorno all'ottimismo.

L'ultimo indizio, il più pesante, arriva dalla Bundesbank, la banca centrale tedesca. Nel suo bollettino di agosto l'istituto di Francoforte avverte che l'economia della Germania potrebbe crescere quest'anno intorno al 3 per cento. Si tratta di una importante correzione al rialzo rispetto a quando, solo un mese fa, la stessa Bundesbank accreditava la locomotiva d'Europa di una accelerazione dell'1,9 per cento. La previsione tiene conto della crescita record del secondo trimestre (2,2%, la più alta in venti anni), che a questo punto viene considerata non una fiammata, ma una ripresa vera e propria. «Anche se il ritmo di crescita si normalizzerà dopo un secondo trimestre particolarmente dinamico – avverte la banca centrale – la ripresa continuerà nella seconda metà dell'anno».

Inutile illudersi però che l'allentarsi della tensione e il ritorno alla crescita economica possa indurre la Germania a essere più indulgente nei confronti dei partner europei. «Condividiamo l'idea che solo finanze sane possano assicurare uno sviluppo economico sostenibile. Non c'è alternativa alla riduzione dei deficit di bilancio» ha ammonito ieri il cancelliere Angela Merkel durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro ceco, Petr Necas, in visita a Berlino. Tra gli indizi che confermano l'impressionante ripresa tedesca c'è anche l'atteggiamento di Ig Metall, il sindacato tedesco dei metalmeccanici che rappresenta 4,4 milioni di lavoratori.

Ig Metall chiede che siano anticipati di due mesi, alla luce della ripresa economica, gli aumenti salariali già concordati contrattualmente all'inizio di quest'anno. Il sindacato va oltre, e si prepara a fare campagna in autunno per incassare ulteriori aumenti. Per il prossimo rinnovo contrattuale, Ig Metall chiederà un aumento salariale compreso tra il 4,5% e l'8 per cento.

Ma la giornata di ieri si è caratterizzata per altri segnali che portano conforto alla prognosi di guarigione dell'economia europea. Quasi a rispondere al monito della Merkel, la Grecia è in anticipo sulla tabella di marcia dei tagli al suo maxi-deficit. Tanto che la Commissione europea ha reso noto ieri tramite un suo portavoce che il pagamento della seconda tranche del prestito ad Atene, per un importo complessivo di nove miliardi di euro, avverrà presto, probabilmente a inizio settembre. L'obiettivo di Atene è di ridurre in tre anni il deficit di bilancio dal 13,6% del Pil entro il limite europeo del 3. A fronte dei prestiti della Ue e dell'Fmi volti a evitare il default, il primo ministro George Papandreu ha promesso nei mesi scorsi ulteriori riduzioni di salari e incrementi delle imposte su alcol, tabacco e combustibili.

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Tags Correlati: Angela Merkel | Bundesbank | Comitato Esecutivo | Europa del Nord | Fmi | George Papandreu | Germania | Grecia | Ig Metall | Petr Necas | Pil

 

Se gli indizi di ripresa si accumulano, è altrettanto vero che la reazione alla crisi è trainata soprattutto dagli stati del nord Europa. Un altro scossone arriva infatti dal Regno Unito, dove in luglio le vendite al dettaglio sono aumentate dell'1,1% rispetto al mese precedente, mettendo a segno il rialzo maggiore da febbraio. Confortante anche il dato tendenziale, con l'indice in aumento dell'1,3% sullo stesso periodo del 2009. Il risultato, sottolinea l'ufficio nazionale di statistica, è superiore alle attese degli analisti. Ma a luglio un'altra buona notizia per la Gran Bretagna è arrivata dal fronte dei conti pubblici: il fabbisogno si è attestato a 3,2 miliardi di sterline, in calo di 2,3 miliardi rispetto ai 5,5 miliardi di sterline dello stesso mese del 2009 (le stime degli economisti erano per 4,3 miliardi).

Anche il governo finlandese, infine, ha annunciato di avere aumentato le stime di crescita del Pil per il 2010 e il 2011. Per l'anno in corso l'esecutivo di Helsinki prevede ora un'espansione al ritmo del 2 per cento, che accelererà poi al 3% nel 2011.

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