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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2010 alle ore 09:37.
La presunta giustificazione per questa significativa interferenza nell'attività privata è la conseguenza sistemica che questi bonus possono avere. Gli stipendi elevati del settore bancario, così viene argomentata la questione, premiano i successi ma non penalizzano i fallimenti. I manager bancari sono, infatti, liberi di cambiare azienda nei momenti di difficoltà, evitando in tal modo qualsiasi forma di punizione. Il sistema premia i manager per correre dei rischi anche quando il rischio è eccessivo, il che è sintomo di un'alterazione percepita come una delle principali cause della crisi finanziaria del 2008.
Il problema è che non esiste alcuna prova logica a sostegno di questo primo importante collegamento. Gran parte degli studi condotti hanno tentato di stabilire una connessione tra i sistemi di incentivi ed i rischi operativi, ma senza alcun risultato. Al più, si è riscontrato che i funzionari più pagati corrono un numero più elevato di rischi operativi, sebbene non sia chiaro se ciò ne sia la causa oppure la conseguenza. I funzionari degli istituti più influenti dovrebbero essere pagati di più proprio perché corrono più rischi.
A conferma di quest'affermazione, le ricerche vengono condotte esclusivamente sui primi cinque top manager, i cui dati sono disponibili pubblicamente. Non esistono invece, purtroppo, dati disponibili per stabilire una relazione di causa-effetto tra i bonus per la performance ed i rischi operativi dei manager di livello più basso.
A questo riguardo, la Financial Crisis Inquiry Commission (FCIC), commissione del Congresso istituita dal governo statunitense che indaga sulle cause della crisi, ha un'opportunità unica. Grazie ai suoi poteri operativi, la FCIC può infatti raccogliere i dati e analizzarli. Si spera quindi che con la pubblicazione della sua relazione prevista per dicembre, si riuscirà a dare una risposta al quesito.
Ipotizzando che esista un legame tra i due elementi, la direttiva europea sembra essere ben delineata, pur presentando una fondamentale mancanza. È ben redatta in quanto non interviene sul livello di remunerazione (come molti avevano invece richiesto), ma sulla forma in cui vengono elargiti gli incentivi. La direttiva prevede, infatti, che gran parte del bonus annuale non solo venga dilazionato in tre anni, ma che venga anche messo a rischio. Se l'azienda registra una prestazione di basso livello nei tre anni indicati, il manager perderà parte o il totale del bonus accumulato, il che riduce l'incentivo a correre dei rischi, pur non eliminandoli.