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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2010 alle ore 19:53.
Gli americani e il mercato azionario, un idillio già concluso. Scossi dalla crisi finanziaria, impauriti da una ripresa che non decolla, gli investitori d'Oltreoceano hanno ritirato 33,12 miliardi di dollari (oltre 26 miliardi di euro) dai fondi comuni che investono sulle azioni Usa. E dirigono i loro risparmi verso attività ritenute più sicure, come le obbligazioni. Un fenomeno definito "molto inconsueto" da Brian Reid, il capoeconomista della Investment Company Institute, l'associazione di categoria che raggruppa i fondi d'investimento Usa.
La paura sembra dunque il fattore-chiave per la fuga dall'azionario. La crisi finanziaria ha diminuito la voglia di rischio degli investitori. «A molte persone comuni la ripresa economica non sembra reale», ha detto al New York Times Loren Fox, analista senior all'istituto di ricerca Strategic Insight, secondo la quale «i risparmiatori non torneranno verso le azioni a un ritmo sostenuto fino a quando non si sentiranno più fiduciosi sulla crescita dell'occupazione e sulla sostenibilità della ripresa». I piccoli investitori, aggiunge, Doug Cliggott, analista di Credit Suisse, «stanno perdendo l'appetito per il rischio».
In Italia, invece, nei dati diffusi da Bankitalia a inizio agosto si registrava per la prima parte dell'anno un certo recupero dell'investimento azionario con flussi netti positivi per 22,4 miliardi e una buona tenuta della raccolta di fondi comuni (+3,6 miliardi). Da sempre i risparmiatori dell'area anglosassone hanno un'esposizione maggiore sui titoli azionari, mentre in alcune aree del Vecchio Continente la prevalenza va ai titoli di stato.