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Finanza e Mercati Azioni

Wall Street dimentica le vendite di nuove case (ai minimi dal 1963) e chiude in leggero rialzo

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2010 alle ore 08:58.

Dopo un avvio al ribasso e una giornata contrastata Wall Street ha invertito la rotta chiudendo le contrattazioni in leggero rialzo. L'indice Dow Jones è salito dello 0,20%, lo Standard and Poors dello 0,33% e il tecnologico Nasdaq dello 0,84 per cento. Sono tornati gli acquisti nonostante le indicazioni macroeconomiche arrivate oggi, mercoledì, aumentano i dubbi su una possibile ripresa. Dal mercato immobiliare è arrivata una nuova doccia fredda (dopo quella di martedì). A luglio le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono scese del 12,4% a una tasso annualizzato di 276.000 unità, il livello più basso dal 1963.

Un calo che mette sotto pressione i prezzi, calati ai minimi dal dicembre 2003. A questo si aggiunge l'incremento più ridotto del previsto degli ordini di beni durevoli, saliti di un modesto 0,3% a fronte del +3% stimato dagli analisti.

Notizie che, unitamente al super-yen, hanno penalizzato l'andamento dei mercati europei con i principali indicatori che hanno chiuso una nuova seduta con il segno meno.Francoforte ha ceduto lo 0,6%, Parigi l'1,17% e Londra lo 0,74%. A Piazza Affari l'indice FTSE Mib ha lasciato sul parterre l'1,16% e l'All Share lo 0,97 per cento.

Male in particolare i finanziari, con Intesa Sanpaolo -2,43%, Unicredit -2,79%, Azimut -3,07%. Sempre più rosso per Buzzi Unicem (-3,49%) e Fiat che ha perso l'1,47%.

L'euro è rimasto debole nei confronti del dollaro, con gli investitori che restano in tensione per le incerte prospettive sulla ripresa mondiale. L'euro é indicato a 1,2680 dollari, in flessione dai livelli attorno agli 1,27 della chiusura di ieri, mentre verso yen è risalito a 107,50 da 106,97 yen della chiusura di ieri.

Giappone. In mattinata è arrivato un nuovo pesante ribasso dalla Borsa di Tokyo, dove l'indice Nikkei ha chiuso in calo dell'1,66% a 8.845,39 punti, segnando a fine seduta il suo livello più basso da fine aprile 2009. L'indice più allargato Topix ha ceduto l'1,27%. Sull'umore degli investitori ha influito ancora l'effetto yen che, pur segnando un leggero calo rispetto alle quotazioni record di ieri, è sempre scambiato a 84,50 sul dollaro, poco lontano dai minimi da 15 anni ragguinti ieri (84,15). Hanno pesato inoltre le indicazioni negative sull'economia Usa, con il crollo delle vendite immobiliari a luglio e l'andamento negativo d Wall Street. Nelle battute iniziali il Nikkei aveva perso fino al 2 per cento.

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Il ministro delle Finanze giapponese Yoshihiko Noda ha ribadito che il Giappone é pronto a prendere le misure giudicate opportune per opporsi agli effetti negativi del caro-yen, balzato ai massimi degli ultimi 15 anni contro il dollaro. «Dobbiamo prendere le misure appropriate nei tempi dovuti» ha dichiarato oggi in una conferenza stampa. La sua presa di posizione, meno sfumata di quelle dei giorni precedenti, ha fatto pensare che il Governo non escluda di intervenire direttamente sul mercato dei cambi per bloccare il rialzo dello yen. Le dichiarazioni di Noda hanno leggermente attenuata la spinta dello yen che é sceso a 84,40 yen per dollaro e 106,80 per euro da 84,09 e 106,24 immediatamente precedenti.

Nonostante il caro-yen la bilancia commerciale giapponese ha segnato in luglio un attivo di 804,2 miliardi di yen (7,3 miliardi euro) più che raddoppiato (+119%) rispetto allo stesso mese del 2009. L'incremento è dovuto al forte progresso delle esportazioni verso i Paesi asiatici ed emergenti e alla ripresa di settori come l'automobile e l'elettronica, dopo la violenta decrescita di fine 2008/inizio 2009. Le esportazioni sono aumentate del 23,5% a 5.982,8 miliardi di yen (54,3 miliardi di euro), con la Cina in testa (+22,7%). Le importazioni sono invece aumentate del 15,7% a 5.178,6 miliardi di yen (47 miliardi di euro), con acquisti mirati soprattutto su Cina (+14,4%), Thailandia, Taiwan e Malaysia. A luglio per a prima volta l'interscambio commerciale giapponese con la Cina ha registrato una piccola eccedenza.

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