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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 08:02.
Bhp Billiton non perseguirà «ad ogni costo» l'acquisizione di Potash Corp. Parola di Marius Kloppers. «Sarò disciplinato – ha promesso il ceo del gruppo minerario australiano – in questa offerta, come in ogni altra attività in cui mi sono cimentato».
Il 40% delle azioni di Potash è passata di mano dall'avvio della scalata, fa notare il manager. Ma a Bhp le risorse per un eventuale rialzo della posta non mancano di certo. Come da attese, tra gennaio e giugno gli utili sono saliti del 47% a 6,77 miliardi di dollari, il migliore risultato semestrale da due anni. Nell'intero anno fiscale 2009-2010 sono più che raddoppiati, a 12,72 miliardi, mentre il cash flow netto ha raggiunto la strepitosa cifra di 17,9 miliardi. Inoltre al 30 giugno, prima del maxi-finanziamento da 45 miliardi per la scalata a Potash, l'indebitamento era stato ridotto a 3,3 miliardi, il che implica una leva finanziaria di appena il 6 per cento. Un'unica nota moderatamente negativa riguarda le prospettive nel breve termine: la società è cauta sull'andamento dell'economia globale e ritiene che anche la Cina, suo principale cliente, rallenterà la crescita.
Niente che possa comunque deragliare Bhp dal proposito di conciliare acquisizioni, crescita organica e ricchi dividendi agli azionisti. Il gruppo ha le spalle forti. Kloppers per primo si rende conto – e non esita a sottolineare – che nella campagna per la conquista del big dei fertilizzanti i suoi potenziali rivali sono soltanto «un piccolo universo». «È ovvio che la Cina, ma anche altri, abbiano considerato la cosa – riconosce il manager – Ma le possibilità che facciano davvero un'offerta sono scarse. Si tratta di una grossa transazione, che noi siamo in grado di finanziare completamente e pagare in contanti. Pochi soggetti potrebbero fare altrettanto».
Bhp per ora non sembra intenzionata ad alzare l'offerta. «Al momento – osserva Paul Galloway, analista di Bernstein Research – farlo significherebbe solo sfidare se stessa». La sua priorità è piuttosto risolvere rapidamente il processo autorizzativo e, a quanto si dice, premere sulle autorità canadesi perché impongano una rapida rimozione della poison pill attivata da Potash per limitare al 20% le quote degli azionisti.