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La Banca centrale smentisce la scomparsa del governatore cinese

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2010 alle ore 13:35.

È fuggito o no? Si tinge di giallo la vicenda del governatore della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, che secondo numerosi blog cinesi analizzati dal sito di intelligence Stratfor (e le agenzie di stampa di Hong Kong) sarebbe fuggito dal paese per timore di essere incriminato per la perdita ingenti somme di denaro investite in società finanziarie americane. Dopo che il partito comunista si preparava a punire alcuni dirigenti della banca centrale. L'accusa era quella di aver perso ben 430 miliardi di dollari nelle obbligazioni emesse da Fannie Mae e Freddy Mac, le due società semi-pubbliche specializzate nei mutui per la casa e salvate dalla bancarotta dal Tesoro Usa e dalla Fed.

Le smentite. La notizia - comparsa per la prima volta sabato - è stata anche rilanciata dalle agenzie di stampa di Hong Kong. I blog hanno citato come fonte il giornale Ming Pao di Hong Kong, che però ha smentito la circostanza. In un editoriale pubblicato oggi sul suo sito web il Ming Pao afferma di «non avere nulla a che vedere» con la diffusione della voce e di «condannare con forza» l' uso del nome del giornale «per diffondere false informazioni». La notizia è stata smentita anche dal vice di Zhou, Hu Xiaolian, che ha dichiarato al Wall Street Journal: «Dicono che il governatore sia fuggito, ma invece ha appena presieduto una riunione».

Hu Xiaolian, il numero due della Peoples Bank of China, sottolinea nella sua smentita «l' effetto assolutamente anormale» che la voce ha avuto sul mercato. «Di solito - ha sostenuto - la volatilità dei mercati si deve a notizie o analisi. Ma speculare su una cosa come questa è assolutamente anormale». Come ulteriore smentita sul sito della banca centrale cinese sarebbero apparse delle foto dell'incontro di ieri tra lo stesso Zhou e l'ex ministro delle Finanze Tommaso Padoa-Schioppa, la cui presenza a Pechino è stata confermata.

Forse allora la chiave di quella che di ora in ora appare sempre di più come una colossale montatura mediatica va ricercata nell'identikit dello «scomparso»: nominato governatore della Banca centrale nel 2002, Zhou Xiaochuan sta terminando il suo ultimo mandato, che scadrà nel 2012 in coincidenza del ricambio del governo cinese. Molto stimato nel mondo, Zhou gode però di poteri tutto sommato limitati rispetto alle sue controparti straniere: la Banca centrale di Pechino non può muoversi autonomamente sulle politiche monetarie o valutarie e deve sottostare alle decisioni del Consiglio di Stato.

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Tags Correlati: Consiglio di Stato | Fannie Mae | Fed | Freddy Mac | Hong Kong | Hu Jintao | Hu Xiaolian | Jiang Zemin | Ming | Pao | Partito Comunista | Pechino | Peoples Bank of China | Politica | Società dell'informazione | Stratfor | Tommaso Padoa-Schioppa | Wen Software | Zhou Xiaochuan

 

Politicamente, Zhou viene considerato vicino alla cosiddetta «Cricca di Shanghai», la fazione del Partito Comunista Cinese che ha come padre nobile l'ex presidente Jiang Zemin, coinvolta negli ultimi anni in numerosi scandali finanziari che sono andati a tutto vantaggio del gruppo di potere di Hu Jintao e Wen Jiabao. Nell'incredibile corsa al credito dell'anno scorso che, su impulso del governo, ha portato le banche cinesi ha erogare nuovi prestiti per 9590 miliardi di yuan (più di 600 miliardi di euro), Zhou si è distinto per i continui richiami alla moderazione, che hanno causato diversi mal di pancia tra i fautori della linea della «crescita minima all'8% ad ogni costo». Gli scontri interni per la successione a Zhou Xiaochuan, insomma, sono già iniziati, e la notizia non confermata della sua fuga potrebbe essere indifferentemente una bufala da web o una polpetta avvelenata messa in giro da chi avversa la sua linea economica. Ma, anche grazie all'assordante silenzio del governo, la domanda di queste ore non ha ancora trovato risposta: dov'è Zhou Xiaochuan?

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