Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 08:02.
PARIGI
Ieri l'azione Hermès ha chiuso in ribasso del 2,69%, a quota 143 euro, sebbene il colosso del lusso francese, famoso per le sue borse dai prezzi stellari e i suoi foulard di seta, avesse presentato nella mattina i dati relativi al primo semestre dell'anno: ottimi, come sempre. Ma il ribasso non ha scandalizzato nessuno. Perché negli ultimi tempi la «lievitazione» del titolo Hermès è stata già strabiliante. È giustificata, dicono, dalle sue performance e dalle ricorrenti (ma per ora improbabili) voci di vendita delle quote di alcuni componenti della famiglia (una sessantina di azionisti), che ancora controlla il colosso del lusso, tutti discendenti del fondatore Thierry Hermès. Ma si tratta, comunque, di una valorizzazione (oltre 12,5 milardi di euro) già sensazionale per un gruppo come Hermès, che nel primo semestre ha fatturato 1,07 miliardi.
Veniamo, innanzitutto ai dati appena presentati. Già era stato comunicato che i ricavi erano aumentati del 20% ai tassi di cambio costanti. Ebbene, l'utile netto ha totalizzato 194,6 milioni, in crescita del 55,2% su base annua. Il margine operativo netto si attesta ormai al 28,3%, che fa di Hermès il gruppo del lusso più redditizio d'Europa. Nel primo semestre 2010, come specificato ieri da Patrick Thomas, «abbiamo registrato una fortissima crescita nella «grande Cina», compresi Hong Kong, Macao e Taiwan, che è diventata, con poco meno del 20% delle vendite totali, il nostro primo mercato». Ma ha anche ricordato (ed è qui che il gruppo si distacca dagli altri) «la magnifica resistenza dei nostri vecchi mercati, vedi l'Europa, la Francia e gli Stati Uniti», dove l'aumento dei ricavi è stato rispettivamente del 17, del 14 e del 26 per cento. Perché in tempi di crisi la borsa Hermès è diventata un «valore sicuro», una sorta d'investimento.
Nonostante tutto, comunque, mai trionfalismi da parte della maison. All'inizio del 2010 prevedeva un aumento del fatturato a fine 2010 del 5%. Poi, qualche mese più tardi, del 10-12%. Ieri i vertici di Hermès hanno detto che sarà del 12%. Ma in realtà non ci crede nessuno. Sarà probabilmente molto superiore. Non ci credono neanche gli investitori che continuano nella loro corsa all'acquisto del titolo. Negli ultimi tre mesi ha guadagnato più del 40% (contro un +11% nel comparto del lusso francese), raggiungendo addirittura un livello record storico il 26 agosto scorso, 150 euro. La capitalizzazione ha ormai superato quella di Ppr, il «conglomerato» della famiglia Pinault, che comprende anche e soprattutto Gucci. Qualcuno pensa che sia il riflesso di un'Opa possibile sul gruppo, se qualche azionista si deciderà a vendere. La famiglia, discreta, con il suo rinomato rigore protestante, non sembra intenzionata a separarsi dalla sua «gallina dalle uova d'oro».